31 dic 2007

Avventure / Disavventure Patagoniche


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30/12/2007 - Bariloche - 1500 mt

Patagonia.... quante volte ti ho visto sulla mappa e mi sono perso ad immaginarti!!!
Mi trovo nuovamente nella patagonia argentina, una terra infinita e desolata, percorsa da distanze inimagginabili.
Questa volta la percorro in verso contrario, da sud verso nord.
Lungo questa rotta continuo a incontrare vecchi amici del viaggio che vanno nella direzione opposta.
Il modo più affascinante per conoscere questa terra consiste nel fornirsi di una buona tenda, un buon paio di scarpe da montagna, il cibo sufficiente e partire per un trecking lungo i numerossisimi sentieri che si perdono su per le montagne, i laghi e i ghiacciai che dipingono questi favolosi paesaggi.
La "vita da Mesner" è iniziata nel Parque de Torres del Paine, in Cile, uno dei più bei parchi naturali della Patagonia.
Il tempo, purtroppo non è stato dalla mia parte.
Sono stato costretto ad affrontare lunghe camminate dotto la pioggia, il freddo e un vento che da del filo da torcere alla Bora triestina... non vi dico le imprecazioni verso il cielo...
sveglia tutti i giorni alle 4 del mattino per poter fotografare un`alba che era sempre coperta da nubi, notti all`umido di una tenda che ormai ha cominciato a fare falle da tutte le parti, una specie di scolapasta che continuo imperterrito a portarmi in giro ovunque.
Per fortuna ero in buona compagnia, una specie di "compagnia dell' anello" con l`obiettivo di raggiungere il ghiacciaio Grey.
Il ritorno e`stato meno facile del previsto, sotto una pioggia incessante che tirava contro vento per un percorso totale di 28 km... i miei piedi sono ora da buttare!!!
Dal Cile si passa nuovamente in Argentina per osservare da vicino il Perito Moreno, forse l`unico ghiacciaio al mondo che invece di retrocedere sta lentamente avanzando... ad ogni modo, essendo qua estate, è possibile sentire lo scricchiolare dei ghiacci che ogni tanto si staccano dalla calotta per fare un gran tonfo in mare, alzando gigantesche onde di cristalli di ghiaccio... uno spettacolo eccezionale!
Arriviamo quindi al Natale, trascorso in cima al Fitz Roy, un magnifico picco di roccia che si erge verticale dalle montagne nevate, giusto al confine tra Cile e Agentina, a lato del El Chaltèn, un paesino di montagna considerato come la mecca del trecking patagonico... e anche qui ci ho dato di lunghe camminate interminabili, incontrando diversi personaggi conosciuti in altri posti del Latino America... la montagna riserva sempre sorprese!!!
Sfortunatamente ero rimasto senza più soldi per pagarmi il costosissimo passaggio in bus da lì fino a Bariloche, visto che da queste parti i bancomat sono qualcosa di raro... così ho deciso di provare a fare autostop sulla famosa Ruta 40.
Al mattino presto mi metto così sulla strada e senza nemmeno dover togliermi lo zaino si ferma Adrian che mi carica sù e tra un mate e una cicca mi accompagna per circa 200 km fino a una stazione di servizio isolata in mezzo alla steppa.
Dopo un momentaneo picco di fortuna, la calma piatta!!!
Rimango stazionato al distributore per tutto il giorno, nessuno vuole caricarmi... pendejos!!!
"Ma sei propio un Pimpi!!"... del resto la Ruta 40 è nota per essere una delle strade più deserte del pinaneta... se passa un`auto ogni ora è già pretendere troppo.
"Come ti viene in mente di fare autostop qui, nonostante ti sia stato ripetutatamente sconsigliato"... ma io testardo ho tentato il colpo di culo che ovviamente non è mai arrivato.
Mi sono messo così a cantare per alcune ore di fronte a un cartello stradale aspettando qualcuno che mi riportasse almeno di nuovo a El Chaltèn.
Scattando qualche foto nell`attesa compare dal nulla, a 30 cm dalla mia faccia un guanaco, che mi osserva con occhi intrisi di sangue e che a tutta l`aria di volermi sputare addosso... che spavento!!!!
Noto la sua rabbia, ma cerco di fare il finto tonto.
"Hola cariño" gli faccio io, ma questo mi salta addososso scalpitando, retrocedo cadendo per terra, riuscendo per fortuna a salvare la macchina fotografica.
Para... Para ... Para!!!
Forse è meglio prima che spieghi che cos`è un guanaco, giusto per far comprendere meglio la situazione.
Il guanaco è una specie di lama, alpaca o vigogna, nato dagli incontri orgiastici che alcune volte sti animali organizzano durante gli equinozzi di primavera... quando scoprono che il piccolo che danno alla luce è un guanaco, una specie "rebelde", lo rifiutano, non lo riconoscono e lo scacciano.
Qui nella steppa patagonica, negli spazzi aperti, c`è spazio per tutti e così i guanaco mezzi hippies e ribelli possono trovare una terra che li accetti, dove pascolare liberamente senza molestare nessuno... eccetto Masoni ovviamente!!!
Per farla breve sono stato assaltato da una specie di stupido lama....
Il guanaco non sembra intenzionato a lasciarmi perdere e retrocede per prendere la rincorsa per un`altra capocciata.
Ma che cazzo gli ho fatto io?
Riparte all`attacco e io riesco a schivarlo, trovo il tempo per mettere al riparo la macchina.
Nella testolina mi riemerge per magia un celebre frase che rimbomba : "Masoni-oni-oniiii... la miglior difesa è l`attacco!"
Forte di questo saggio consiglio raccolgo allora una manciata di sassi e noto negli occhi del "boludo" guanaco un certo stupore, scorgo un velo di preoccupazione, ma non retrocede....
"Vete o te vas a repentir!!! " esclamo io.
Il guanaco prende la rincorsa e io gli scaglio una mitragliata di pietre in testa che lo lasciano rincoglionito.
Lo minaccio nuovamente e dopo una seconda mitragliata il guanaco si mette in fuga con io che passo a inseguirlo con raffiche di missili terra-aria dritti nel culo!!!
Che soddisfazione... sono riuscito ad abbattere uno stupido guanaco.
Dopo questa pessima giornata intrisa da sfighe varie decido definitivamente rassegnato di tornare a El Chalten e in quello si ferma un camper dove una famigliola di simpatici argentini mi carica per tornare al villaggio.
Il giorno seguente trovo il sistema per pagare il passaggio e dopo più di 24 ore di viaggio per la Ruta 40 ora mi trovo a Bariloche, dove avevo appuntamento con Fabio, pronti a trascorrere la fine dell' anno assieme.
Qui, nella regione dei 7 laghi, stapperemo la bottiglia di spumante e proseguiremo per un pò di tempo assieme verso nord.
Vi auguro quindi uno splendido Nuovo Anno, di tutto cuore.
Ci sentiamo il prossimo anno!

18 dic 2007

La Tierra del Fuego



15/12/2007 - Ushuaia - 0 mt


Da qualche giorno ho lasciato Buenos Aires, entrando finalmente in Patagonia.
Il viaggio è stato lungo, percorrendo migliaia di Km attraverso la steppa patagonica: un paesaggio surreale che non cambia mai, una lunga strada dritta che attraversa una distesa di erba interminabile che permette di apprezzare la sfericità del pianeta... incredibile!
Dopo una breve sosta nella Peninsula de Valdès, dove è stao possibile dare un`occhiata alle ultime balene giunte fin qui dalle gelide acque antartiche per accudire i loro piccoli, sono sceso a precipizio fino alla Tierra del Fuego, chiamata così perchè l`effetto della luce solare con il cielo dava l`impressione ai primi esploratori di stare di fronte a una serie di incendi.
Una terra desolata divisa tra Argentina e Cile.
Una terra fredda e ostile ma allo stesso tempo piena di fascino.
Mi trovo ad Ushuaia, la città più al sud della Terra.... qui finisce il mondo, come scrive un cartello orgogliosamente piantato in città per il piacere dei turisti.
Da qui in poi solo strani mostri marini, draghi sputafuoco, ed elefanti marini dai denti a sciabola, a parte l`opportunità che pochissimi hanno di visitare il continente antartico, che da qui si trova a un passo!!!
Insomma... obiettivo compiuto!!!
Sono finalmente arrivato alla meta del viaggio.
Questo non significa che il cammino si concluda qui, ma il traguardo che mi ero proposto è stato raggiunto.
Rimane ora da visitare per bene la bella Patagonia orientale, risalendo poco a poco verso nord.

13 dic 2007

Rotolando verso sud






08/12/2007 - Buenos Aires (Argentina) - 15 mt

"Ogni nome è un uomo
ed ogni uomo è solo quello che.....
scoprirà inseguendo le distanze dentro sè,
quante deviazioni
quali direzionie
quali no
prima di restare in equilibrio per un pò.
Sogno un viaggio morbido
dentro al mio spirito...
e vado via, vado via... mi vida così sia.
Sopra un onda stanca che mi tira sù
mentre muovo verso sud.
Sopra un onda stanca che mi tira sù
rotolando verso sud.................... "


Sapete... oggi sono esattamente 11 mesi che manco da casa, e ormai il viaggio sta quasi giungendo al termine.
Da alcune settimane sono entrato nel quarto ed ultimo quadrante che compone la grande mappa del Latino America.
Mi trovo a Buenos Aires, una città stupenda e piena di vita che esplode a qualsiasi ora del giorno e della notte!!! d`acqua salata che si sono trasformati in enormi distese di sale bianco che si perdono a vista d`occhio lungo l`orizzonte... paesaggi surreali, incredibili... oserei dire allucinanti !!!!!!!!





Da Potosì ho dato inizio all`attraversata degli altopiani boliviani, passando per deserti interminabili, laghi colorati dalla presenza di sostanze minerali o dall`abbondante attività batterica e antichi bacini
Se uno non fosse lì ad ammirarli non ci crederebbe!!!
Questi laghi sono poi visitati periodicamente da nuvole di fenicotteri che ricoprendoli in parte formano enormi macchie rosa in movimento.
Dal Salar de Uyuni, nel sud della Bolivia, sono passato in Cile per dare un`occhiata al famoso deserto di Atacama, in prossimità del solitario "pueblo" San Pedro de Atacama, sorto in una piccola oasi in mezzo a una gigantesca valle dove il sole batte costantemente picchiando forte sulla testa.







Il deserto di Atacama e`considerato il deserto più arido del mondo e copre gran parte del nord del Cile, dal parallelo 27 fino al confine con il Perù. In questo deserto, particolarmente nella parte che corrisponde all`attuale II regione de Antofagasta, le precipitazioni sono rarissime, a tal punto che in certi punti si dice che non si sia mai vista una goccia d`acqua. Non c`è vita, non ci sono piante, nè insetti.
Al lato del Salr de Atacama si trova la famosa valle de la Luna, posizionato a circa 2.250 mt d`altezza, in piena Cordillera de la Sal. Questa valle presenta un ambiente estremamente arido, dove non cresce nemmeno un filo d`erba. Ê un antico fondo di un lago, dove le sue strane formazioni rocciose sono dovute a successivi movimenti della crosta, all`erosione del vento e al successivo indurimento degli strati rocciosi, a causa dell`azione del sale e della completa assenza di umidità.
Dal Cile sono entrato finalmente in Argentina, quella che tutti definiscono come la gemma del Sud America.
Finalmente caffè italiano, finalmente buon vino, finalmente succulenta carne alla griglia... ci voleva propio, non aspettavo altro!!!!!
Dopo le prime tappe, i giorni sono volati visitando alcuni amici argentini conosciuti lungo il cammino dal Messico fino a qua...
Gli argentini sono fantastici e le argentine ancora di più!!!!
Per chi non lo sapesse qui è Primavera... sapete già come mi piace questa stagione... saranno i profumi, le tiepide sere... è tutto un subbuglio!!!
Qua è come mi sentissi un pò a casa e a dirla tutta si potrebbero trovare migliaia di similitudini tra Italia e Argentina.
Per rispondere a tutti quelli che avevano una mezza intenzione di fare un salto da queste parti per curiosità..... non potete assolutamente mancare - parola di Masoni!!!! -Vi lascio e mi lascio rotolare verso sud!
Proxima estaciòn: Patagonia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

"Continente vivo
desaparecido solo qua,
sotto un cielo avorio,
sotto nubi porpora.
1000 fuochi accesi, 1000 sassi sulla via,
mentre un eco piano
da lontano sale sù
qua giù...
Un pianto lungo secoli
che non ti immagini...
e polvere di polvere
di storie mobili.
Sopra un onda stanca che mi tira sù..
mentre muovo verso sud.
Sopra un onda stanca che mi tira sù..
rotolando verso sud................"

1 dic 2007

El Salar de Uyuni

Sfortunatamene credo di aver perso tutte le foto del Salr de Uyuni, questo è l`unico video che si è salvato.
"Gravado en la isla Incawasi"... disfruten:

19 nov 2007

Potosí


18/11/2007 - Potosí - 3967 mt

Ancora in completo stato di confusione mi trovo ora a Potosí, una delle cittá piú alte del mondo.
Inizialmente avrei voluto evitare di passare da queste parti, ma per una serie di eventi incontrollabili alla fine sono finito qui.
Potosí fu fondata nel 1546 ed é nota per essere stata la citta mineraria piú ricca del pianeta.
La stragrande maggioranza dell´argento che giungeva in Spagna veniva estratto da queste minere.
In spagnolo esiste ancora un detto, "vale un potosí" (vale una fortuna).
La ricchezza ricavata da questa terra é praticamente incalcolabile.
Gli indios che venivano deportati ai lavori forzati qui a Potosí giungevano da tutto il Sud America.
Il lavoro degli indios, sfruttato da Francisco de Toledo, provocó la morte di migliaia di persone, non solo per le condizioni estreme di lavoro ma anche per l´avvelenamento da mercurio, provocato dal contatto con il metallo delle mani e dei piedi nudi, oltre che dall´inalazione dei suoi vapori tossici.
Le condizioni lavorative al giorno d´oggi sono pressoché immutate. A causa delle precarie condizioni lavorative e della carenza di elementari misure protettive, i minatori hanno una bassissima aspettativa di vita, mediamente solo 40 anni; i decessi sono causati per lo piú da silicosi o per i crolli dei tunnel. Si stima che nei secoli di sfruttamento del lavoro indio siano morti almeno 8 milioni di uomini a causa delle frane.
Come mi spiegava Elisa tempo fa, l´idea di entrare in una di quelle gallerie con un tour organizzato dove i gringos si divertono a scherzare con la dinamite mentre sti poveri minatori ti osservano con un senso di pena, "propio non mi attirava"!
Teoricamente l´ingresso alla mina sarebbe proibito senza un permesso... ma poco mi importava di visitarla, mi bastava osservare l´imponenza del Cerro Ricco, la grande montagna traforata in lungo e in largo, dall´alto al basso, che domina la cittá da lassú.
Ho preso quindi un bus per raggiungere un possibile "mirador" ai piedi del Cerro Ricco.
Tra i tanti minatori che sono saliti a bordo, ho conosciuto Juan, un tizio mezzo boliviano-mezzo brasiliano, che essendo completamente ubriaco, non riusciva a spiegarsi bene in nessuna delle due lingue. Juan mi segue fino in cima e mi propone di seguirlo alle mine, ma io rifiuto.
L´insistenza del minatore alla fine mi mette curiositá e decido di accettare, anche se non sono completamente convinto che Juan abbia le idee tanto chiare.
Compriamo della coca e dell´alcool per fare una offerta al "Tio", la divinitá creata dai minatori stessi per ricevere protezione e fortuna nella ricerca degli innumerevoli minerali preziosi di cui la montagna é ricca.
Arriviamo in cima, dove ha sede la cooperativa dei minatori, e Juan mi presenta a tutti come suo fratello e, nonostante sia piú che evidente che io non sarei mai potuto essere suo "hermano" nemmeno per uno scherzo del destino, lui insiste e nessuno lo contraddice per non alterare il suo stato di ebrietá.
Mi scuso con tutti prima di entrare all´imboccatura del tunnel ma nessuno sembra essere veramente contrariato.
Cosí alla fine, mio malgrado, mi ritrovo ad esplorare il labirinto di cunicoli che entra nella montagna.
Alcuni scendono verso il basso per centinaia si metri, altri si spingono per migliaia attraversando tutto il Cerro Ricco.
Ogni tanto si sentono inquietanti rumori simili a frane, ma Juan mi assicura che sono solo altri minatori che lasciano cadere le pietre dentro a un profondo tunnel che porta alle rotaie... sará, ma a me sto boato mi fa sentire un pó insicuro.
Arriviamo alla cripta di "Tio" dove Juan si scola parte della bottiglia di alccol che mi ha fatto comprare per l´offerta e gliene versa qualche goccia sugli stivali.
Juan mi spiega che generalmente si lavora dalle 10 alle 14 ore lá dentro, qualcuno si fa pure 24 ore senza mai smettere, facendo a turno con i suoi compagni.
Arriviamo al termine di un tunnel dove conosco Pablo, un tizio dalla pelle scura con la faccia deformata dall´immenso bolo di coca che si sta masticando. In quel punto c´é una vena d´argento recentemente scoperta e lui si batte con tutte le sue forze per demolire la roccia delle pareti che mi danno l´impressione non resisteranno ancora per molto tempo.
Dopo aver scambiato una breve conversazione con Pablo, gli regalo quello che mi resta delle foglie di coca e gli auguro di tutto cuore "mucha, mucha, mucha suerte".
Mi vergogno un pó a stare lí a guardarlo, neanche fosse un´attrattiva turistica, e glielo commento, ma lui mi dice di non preoccuparmi... per alcuni non esiste la possibilitá di sciegliersi la professione, se nasci da queste parti senza un soldo in tasca quella é l´unica possibilitá ammessa per sopravvivere... ad ogni modo né Pablo né Juan si lamentano tanto del loro lavoro, nonostante Juan mi assicuri che la media annuale di morti sul lavoro nelle miniere di Potosí sia di 148 persone... non so come possa avere dati tanto precisi alla mano, soprattutto considerando la sua mancanza completa di luciditá, ma gli dico che gli credo.
Usciamo dal tunnel e ci salutiamo, ringrazio Juan di avermi concesso l´opportunitá di conoscere questa realtá ma lui ringrazia me per averlo seguito all´interno dei cunicoli.
Fuori piove e dalla montagna scorrono torrenti di fango rosso, mescolato a ogni tipo di rifiuto e di polvere di metallo prezioso.
Prima di salire sul bus giá colmo di minatori che fanno ritorno in cittá osservo per l´ultima volta il "Cerro Ricco", una imponente montagna che ha decisamente segnato la storia di Potosí, della Bolivia e del mondo intero.

"LE ROTAIE DELLA MORTE"

Con milioni di km quadrati d`ombra in tutta l`Amazzonia, Santo Ribeira morì nel modo più idiota: si addormentò sotto un Hippomane, una delle poche piante al mondo capaci di ammazzare un uomo. La luce filtrata dalle foglie si scompone in raggi che colpiscono le cellule facendole impazzire. santo Ribeira fu trovato morto, gonfio all`inverosimile; se n`era andato inmeno di un`ora. Ad ogni modo quest`uomo era stato condannato a morte da una ferrovia che gli aveva segnato la vita... una ferrovia cheancora prima di essere creata aveva già cominciato a mietere vittime.
Le prime furono i fratelli Labr, che facevano i cappellai a Manaus. Vennero a sapere per caso, nel 1869, che nel cuore dell`Amazzonia, lungo il Rio Madeira, si cercavano uomini per la costruzione della "estrada de ferro". Stanchi del loro mestiere e della bruta aria che tirava a Manaus per gli sporchi affari del cauciù, accettarono la sfida.
Risalirono in canoa il fiume in compagnia di uno starno giovane, Santo Ribeira.
Una notte i 3 si addormentarono lungo la riva del fiume.
santo non si accorse di nulla ma al suo risveglio trovò 2 cadaveri decapitati. I Labra si erano addormenati con i loro coltelli ben in vista sulla cintura, il ragazzo con il fucile in mano.
Gli indios lo risparmiarono solo perchè non avevano mai visto prima un`arma da fuoco.
Molti anni più tardi Ribeira avrebbe visto, appesa alla capanna di una famiglia "shuar", una testa ridotta a pocopiù di una mela e vi avrebbe riconosciuto uno dei fratelli Labra.
Quando il ragzzo giunse a santo Antonio, la società "Madeira-Mamorè Railway" aveva da poco ottenuto la concessione per la costruzione di 364 km di rotaie lungo il corso dei due fiumi.
Santo Ribeira, che non era uno stupido, capì immediatamente che quella ferrovia non sarebbe mai stata copletata.
Lui era stato assunto soloperchè aveva tutti i denti ed era uno dei pochi a conoscere bene la zona del Madeira.
Lui aveva accettato solo per dare una lezione a Don Mario Alvarez, un boliviano che aveva costruito un impero nell`Acre e con il quale aveva un conto in sospeso da tempo per una vecchia offesa ricevuta per strada, che Alvarez nemmeno ricordava più, ma che Santo, al contrario, aveva ben impresso nella sua memoria e che ora era diventata la ragione della sua vendetta.
Alvarez, già allora ricco sfondato, aveva investito quasi tutto il suopatrimonio in azioni della "Public Work Construction", la compagnia a cui eran stati appaltati i lavori della ferrovia.
Per ribeira fu un gioco da ragazzi fomentare una rivolta nel cantiere, sempre restando nell`ombra.
nel 1873 il cantiere fu abbandonato senza che fosse stata posata neppure una rotaia.
Le azioni della "Public Work Construction" crollarono e Alvarez ci rimise le penne.
Cinque anni più tardi intervvennero gli ingegneri americani, convinti di essere gli unici al mondo capaci di voncere contro la natura.
Entrarono così in scena i fratelli Collins e santo Ribeira si aggregò a loro come caposquadra.
Il primo carico, costituito da 500 tonnellate di binari, 200 tonnellate di materiale vario e 80 uomini, giunse a bordo del Metropolis, una vecchia carretta inadatta a navigare nelle acque insidiose del Madeira, e finì così sul fondo del fiume.
Un bell`inizio al quale seguirono incidenti a catena, in parte provocati volutamente dal giovane Ribeira, in parte provocati dalla cocciutaggine degli americani.
Rifiutarono gli indios perchè selvaggi e i brasiliani perchè pelandroni. Si affiddarono allora a operai italiani e indù che alle prime difficoltà presero la via della foresta, ma dalla parte sbagliata, finendo così ancora più internamente nel labirinto verde, verso un destino impossibile da conoscere. Indios, malattie, animali feroci, fame... c`era solo da scegliere come morire. I primi 6 km di rotaie restarono fermi per parecchi anni ad aspettare, e alla fine neppure gli americani ce la fecero.
Thomas Collins inviò un disperato messaggio verso gli USA: "Impossibile proseguire - Provvedere immediatamente". A cui seguì una immediata risposta: "Abbandonare tutto!!!"... con il conseguente fallimento della società.
La signora Collins impazzì e fu ricoverata in una clinica per malattie mentali dalla quale non sarebbe mai più uscita.

Con questo bagaglio di maledizioni e sfortune nel 1903 l`impresa entrò nel trattato di Petropolis fra brasile e Bolivia: il territorio tra la riva nord del rio Abunâ e quello ovest del rio Madeira venne ceduto al Brasile in cambio della costruzione della linea santo Antonio e Gaujarà-Mirim.
In questo modo la Bolivia avrebbe avuto finalmente un passaggio che dalla rete fluviale l`avrebbe collegata all`Atlantico. La costruzione della Madeira-mamorè, già ribattezzata "Mad Madeira", era ormai diventata un obbligo politico..
Ancora una voltail futuro della ferrovia fu affidato ad un americano, il sig. Farquhar, che rilevò l`appalto dei lavori.
Ribeira, ovviamente, funominato caposquadra. Iniziarono i lavori e il 1908 fu conosciuto come l`anno dello sterminio: la baracca di legno che faceva da ospedale presto non bastò più a contenere tutti i malati. Se ne aggiunsero in breve tempo altre 4, usando le traversine dei binari per la loro costruzione. In un solo giorno furono ricoverati 25 uomini di nazionalità diverse con 39 tipi di malattie. Scoppiò l`ennesima ribellione: i pochi ancora in salute fuggirono, chi verso Porto Velho, dove li aspettavano gli agenti armati della compagnia, chi verso la foresta, dove li aspettavano le frecce degli indios, chi verso manaus con mezzi di fortuna. Iniziò così una nuova campagna di reclutamento che prometteva paghe triple.
Per la società i costi crebbero a dismisura. in un soo anno la spesa triplicò, ma Farquhar era ostinato e sulla "Mad Madeira" aveva ormai giocato il suo avvenire. Decise di proseguire a qualunque prezzo. Nel 1909 vennero posati nella giungla i primi 50 km di binari fra incredibili difficoltà. Tra i lavoratori il sesso era divenatta un`idea fissa: chi cercava di soddisfarlo nell`unica casa di tolleranza di santo Antonio se ne tornava, di norma, con una malattia in più tanto che i dirigenti decisero unbel giorno di proibire l`ingresso al bordello facendolo presidiare da uomini armati.
i piu si rifugiavano nel whisky oppure cercavano disperatamente di estrarre droghe dalle piante della foresta.
Nel 1910 venne inauguarat la stazione di jaci-Paranà, al chilometro 90.
Farquhar e i suoi in qualche modo ce l`avevano fatta!
Restavano però ancora 274 km da coprire in zone impervie.
Tra il 1910 e il 1912 vennero posati km su km di binari, gettando ponti precari e non badando troppo alla natura del terreno... l`importante era arrivare!
Verso la metà del 1912 gli operai posero l`ultima traversina: la Madeira-Mamorè poteva dirsi completata! La foresta era stata sconfitta.
Questo almeno credevano loro. La foresta in realtà si rimangiò tutto. Tra enormi difficoltà la linea dovette essere difesa dall`aggressione dell verde e del terreno. Farquhar non riuscì mai a rifarsi delle spese e fallì come era destino. Si scoprì da lì a poco che la ferrovia non serviva a niente e a nessuno, visto che nel frattempo la Bolivia aveva trovato altre strade per i suoi commerci e il mercato del cauchù brasiliano stava per collassare. La madeira- Mamorè finì per collegare il nulla al nulla.
La foresta si era ripresa tutto ciò che gli uomini avevano cercato di imporle: binari, stazioni, locomotive e incluso le vite.
Mai si saprà in quanti morirono per la "Mad Madeira", ma le cifre ufficiose parlano di 6200 vittime. la leggenda vuole che siano molte di più, un cadavere per ogni traversina.
La foresta ne risparmiò soltanto uno, affinchè potesse raccontare, ma poi alla fine chiuse il conto anche con lui.

18 nov 2007

Foto dal Sud America

Foto tutte nuove:

http://www.flickr.com/photos/14744037@N07

mapa de Bolivia




Il popolo andino

















17/11/2007 - La Paz ( Bolivia ) - 3662 mt

Difficile da spiegare questa sensazione....Ho lasciato il Brasile, una terra di cui mi sono innamorato ma dove ho sentito anche forti attriti, al limite tra forte attrazione e una certa repulsione!Nel momento in cui ho lasciato le estese terre paludose del Mato Grosso per varcare il confine della Bolivia mi sono sentito subito a casa, come se entrassi in una terra che conosco da tempo e che mi è amica e vicina... si, dev`essere l`atmosfera del popolo andino!
Queste minuscole persone che si muovono tutte di fretta con i loro grossi cappelli e le loro lunghe trecce legate sulla schiena... scendendo dalle montagne, portando al pascolo le loro greggi o caricando larghe tovaglie piene di patate e cipolle.
Un popolo pieno di umiltà e sempre con il sorriso in bocca.
Vivono sulle pendici delle montagne dove coltivano qualche povero ortaggio, lavorano tutto il giorno masticando a lungo un grosso bolo di coca, trascorrono le notti alla luce di un fuoco che serve anche a scaldarli dalle gelide notti.... questo è il popolo andino!
Da Santa Cruz mi sono diretto verso Cochabamba, attraversando una interminabile strada che risaliva le Ande orientali ricoperte dalla selva... un labirinto insidioso di giungla e banchi di nebbia...il luogo stesso dove è terminata l`avventura ed è iniziata la leggenda di un certo Ernesto Guevara. Propio laggiù è stato catturato, dopo mesi di inseguimenti senza esito, ma alla fine quelle montagne tanto inacessibili sono diventate la sua trappola mortale.
Quest`anno è, guardacaso, anche l`anniversario della sua morte... durante il viaggio ho conosciuto due antropologi peruviani che, parlando della storia del Che, mi hanno generosamente fatto dono di una t-shirt che rappresenta con orgoglio il suo volto.
I due amici mi hanno anche fatto dono delle loro conoscenze in campo storico per quanto riguarda alcuni misteri degli Inca, dello strano intreccio di cunicoli che giace sotto la fortezza di Saqsahuaman, che secondo alcuni possono portare fino alla porta de "El Dorado", e della scoperta di una nuova e sorprendente Machu Picchu, ancora più grande e affascinante di quella già popolare, e .... sapete che i misteri e le leggende mi intrigano!!!
Il paesaggio attraverso il finestrino del bus è mutato, passando da una fitta selva fino alle Ande più brulle. A Cochabamba ho fatto visita a un grazioso ecovillaggio dove ho avuto modo di conoscere Enrique, con cui ho trascorso l`intera notte di fronte al fuoco parlando della possibilità di poter andare a dare lezioni di Permacultura ai futuri studenti della sua comunità. Poi è stata la volta del Lago Titicaka. Nonostante ci fossi già stato, sentivo la necessità di tornare a visitare quel meraviglioso e gigantesco lago, dalle gelide acque, che giace a 4000 mt d`altezza, circondato dall Cordillera Real, con i suoi picchi perennemente innevati.
Che splendore!!!
Ho fatto un salto sulla "Isla del Sol", dove la leggenda vuole sia nato Inti, il mitico Dio inca del sole. Dall`isola si gode di uno dei tramonti più belli che questo pianeta possa conoscere e la notte e come stare dentro una caverna tapezzata di diamanti che luccicano, un mare di stelle brillanti a 360 gradi... Wohhhh !!! Sapevo che questa volta non potevo mancare alla visita del tempio del sole, dove ho fatto un piccolo rito con l`aiuto del S. Pedro per potermi avvicinare a Inti.
Questa volta il dio di turno mi ha ascoltato e ha subito soddisfatto le mie richieste.... addirittura in tempo record! Ci voleva propio! Ho quindi lasciato la bellissima isola al centro del lago per raggiungere La Paz, la capitale della Bolivia. Come confermavi tu Toddy e`una città che va assolutamente vista: migliaia di casupole di mattoni rossi che si arrampicano su per i piedi dei monti che circondano questa vasta vallata su cui è sorta la caotica metropoli.
Da qui è iniziata la totale confusione, per una svariata rassegna di ragioni che non vi sto ora a spiegare... sta di fatto che il viaggio è proseguito senza un vero piano... diciamo che mi sono abbandonato al corso degli eventi.
Ho preso il primo microbus che mi portava fuori città e dopo 3 ore mi sono ritrovato a Coroico, un grazioso paesino raggiunto da una lunga strada tristemente conosciuta con il nome di "carretera de la muerte" oppure come "la carretera màs peligrosa del mundo"... che fantasia sti boliviani!!!
In realtà ne ho conosciute e sperimentate di più brutte di strade, come ad esempio in Perù o in Ecuador, ad ogni modo la mala fama di questo cammino è dovuta soprattutto al fatto che spesso era percorso di notte da camionisti o autisti di bus ubriachi che distratti o mezzi addormentati finivano nel fondo del burrone a lato dell`unica corsia percorribile.
Il vecchio percorso che porta a Coroico ha infatti la più alta statistica di morte accidentale su strada, lo testimoniano tutte le croci di legno che perimetrano il sentiero.
La strada attraversa le montagne di giungla passando sotto piccole cascate che rendono ancora più complicato il cammino.
Oggi, per il bene di tutti, è stata costruita una nuova strada che giunge fino a Coroico, anche se è geologicamente più instabile e ben presto franerà completamente come dimostrano le crepe sui costoni di roccia che sormontano questo "gioiello" architettonico.
Chi vuole può comunque tentare il passo attraverso il vecchio cammino, come ho fatto io con l'ausilio di una vecchia jeep guidata da Felix, un taxista di Coroico.
Al termine della gitarella mi ha lasciato al bivio di una strada che si addentra nell`Amazonia boliviana... era già notte ed ho aspettato che fosse il caso a decidere la direzione da prendere: La Paz o Rurenabaque?
Il primo mezzo a passare per lo svincolo è stato un vecchio camion volvo che caricava qualche campesino di ritorno dalla capitale, mi sono così caricato a bordo ed ho proseguito il viaggio all`interno del cassone posteriore del camion in direzione Rurenabaque, osservando una splendida luna nascosta dietro alle sagome della foresta, sdraiato su scomodissimi sacchi di patate... in realtà questa cittadina amazzonica non l`ho mai raggiunta, perchè avvolto ancora una volta dalla confusione e dalla stanchezza degli innumerevoli cambi di mezzo, ci ho ripensato.... sta di fatto che ora mi ritrovo nuovamente nella capitale, di nuovo in marcia verso sud!

7 nov 2007

TRACCE DI El Dorado NEL MATO GROSSO

Percy Harrison Fawcett é il maggior paradigma dell´esploratore-avventuriero del XX secolo. Le sue spedizioni, le sue fotografie e filmati, il suo diario di viaggio e la sua stessa figura, ispirarono scrittori come Conan Doyle e registi come Steven Spielberg, il cui Indiana Jones non é né piú né meno che quel coraggioso colonnello inglese.Fawcett era un officiale ritirato dall´esercito britannico. Antico lottatore dell´India, instancabile esploratore dei confini boliviani e brasiliani, esperto nell´attraversare foreste, montagne e paludi... in piú fondatore della Royal Geographical Society di Londra.Alcuni anni prima di ritirarsi dal suo servizio attivo, il colonnello Fawcett giá conviveva con un´ossessione: trovare la "ciudad perdida" o quelle rovine che tutti conoscevano come "El Dorado".Quella cittá, in cui perfino le strade erano tapezzate d´oro, si trovava, secondo il colonnello, nelle profonditá della Sierra Roncador, ad est di Cuiabá, la capitale del Mato Grosso, un luogo in cui nessuna spedizione era prima arrivata.Per Fawcett "Z", come denominava la "ciudad perdida", era qualcosa di piú che un territorio dorato... era la culla in cui aveva regnato una societá molto avanzata.La sua ossessione per "Z"era cominciata il giorno in cui aveva avuto modo di accederea un manoscritto trovato nella Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro. Il suo autore era il sacerdote J. de la Barbosa, che nel documento raccontava in dettagliola spedizionecapitanata da Francisco Raposo nel 1743. Secondo il clerico, Raposoaveva incontrato una cittá in rovina in pieno Mato Grosso.Il documento raccontava che Raposopartí con 18 coloni e che, dopoun enorme quantitá di disavventure, giunsero a delle montagne dentellate. Dopo averle superate incontrarono una pianura e al fondo una foreste vergine. raboso invió un gruppo di indios a esplorare lazonae al loro ritorno questi raccontarono di aver incontrato le rovine di un´antica cittá abbandonata.Il giorno seguente tutta la spedizione entró nella cittá. La prima cosa che notarono fu un´enorme struttura di 3 archi a zig-zag del tutto similea quelladi Sacsaihuaman (in Perú).Trovarono anche una moneta d´oro che testimoniava la presenza di una civiltá evoluta.A partire da quel momento il colonnello Fawcett dedicó ogni giorno della sua esistenza a preparare la spedizione. Cosí il 25 febbraio del 1925, Percy Harrison Fawcett, suo figlio Jack e Raleigh Rimel, un amico del ragazzo, partirono da rio in cerca della mitica cittá.Nessuno ignorava i pericoli e gli ostacoli che avrebbero dovuto affrontare, ma la convinzione era piú forte, tanto che nell´ultima lettera che Fawcett spedí a sua moglie da un recondito luogo chiamato "Puerto del Caballo Muerto", l´esploratore chiede di non organizzare nessuna spedizione di salvataggio,sarebbe stato troppo rischioso, visto che se loro non fossero riusciti nell´impresa nessunaltro sarebbe risucito a farlo....ma la spedizione era necessaria per svelare al mondo l´enigma dell´Antico Sud America e, forse, del mondo intero, l´enigma di una cittá di cui il colonnello era perfettamente certo che eistesse.Nessuno dei 3 fece mai piú ritorno!La ricostruzione del viaggio che alcuni investigatori riuscirono a faree spiega che da Cuiabá, gli uomini raggiunsero una regione abitata dagli indios Bacairís.Condotta dai Bacairís, la spedizione giunse al fiume Coliseu, dove incontrarono il villaggio dei Nafuquá, che la condussero fino agli indios Kalapato. Qui si sono perse le notizie della spedizione.Nel 1927, ossia 2 anni piú tardi che si erano dati ufficialmente per dispersi il colonnello e i suoi, Roger Courteville, un ingegnere francese, assicuró alla stampa peruana che aveva incontrato Fawcett in Minas Gerais (Brasile). L´anno seguente l´agenzia notiziaria N.A.N.A. invió il colonnello George Dyott per investigare la sorte della spedizione scomparsa. Come Fawcett, Dyott giunse al villaggio dei Nafuquá e il capo tribú mostró al colonnello un bagaglio metallico che doveva appartenere alla spedizione.Dyott fece ritornosenzanuove prove ma una nuovaversione si diffuse tra la stampa: Fawcette i suoi uomini vivevano con una tribú di indios selvaggi che li consideravano come idoli, reganvano come sovrani e, ovviamente, erano vivi. Il mistero si ingigantiva con ilpassare del tempo e ogni volta che appariva qualcuno che pretendeva svelarlo. Parallelamente un´altra ipotesi nasceva:il colonnello aveva incontrato effettivamente la mitica cittá e lí si trovava senza poter far ritorno.Due anno piú tardi, uno svizzero di nome Stefan Rattin fece ritorno dal Mato Grosso con la notizia che il colonnello era stato fatto prigioniero da una tribú a nord del rio Bombin. Lo svizzero assicuró che il 16 di ottobre del 1931 fu circondato da un gruppo di indigeni che lo portarono al villaggio dove vivevano. Lí,raccontó rattin, si incontró con un anziano dallabarba e dai capelli lunghi e bianchi che sembravamolto triste. L´anziano gli si avvicinó e in perfetto inglese gli chiese di chiedere aiuto al consolato inglese di Sao Paulo, poiché era prigioniero della tribú.Lo svizzero fece una dichiarazione ufficiale davanti al console generale britannico di Rio de janeiro e successivamente ritornó a cercare il colonnello per propio conto. Non fece mai piú ritorno dalla foresta, ma si sa che passó per il rancho di Hermenegildo Galván. Galván confermó la presenza di rattin nella sua propietá.L´anno seguente la storia era destinata a fare un salto decisivo.Effettivamente nel 1933 partí una nuova spedizione sulle tracce di Fawcett ed i suoi uomini, i nuovi esploratori arrivarono nuovamente al villaggio Nafaquá e lí raccolsero la testimonianza di una india che confermó la presenza durante molti anni di uomini bianchi nella tribú degli Aruvudus.Erano 3! Il vecchio era il capo della tribú e il figlio si era sposato con la figlia di un´altro capo chiamato Jernata. La coppia eveva un figlio piccolo di occhi azzurri e capelli biondi. I 3 erano molto apprezzati all´interno della tribú. Quando gli esploratori vollero sapere perché i 3 non erano fuggiti la india rispose che avevano finito le munizioni delle loro pistole e che si ritrovavano circondati da feroci tribú indigene. Alla fine, alcuni anni dopo, una nuova spedizione penetró nel Brasile Centrale per chiarire definitivamente il mistero. Gli uomini della spedizione vissero 5 anni assieme ai Kalapalo, guadagnandosi la loro fiducia. Gli indios decisero di mostrare il luogo in cui avevano seppellito gli inglesi da loro stessi assassinati.Gli esploratori inviarono le ossa a Londra affinché fossero analizzate.Poche settimane dopo, senza essere state oggetto di minuziosi esami, le ossa tornarono in Brasile con una breve nota che assicurava che quelle non apartenevano al colonnello Fawcett né a nessuno dei suoi uomini. Il mistero non fu mai risolto!Cosí, secoli dopo che il primo spagnolo era stato colto dalla febbre della cittá d´oro.... El Dorado ancora non appariva!

Autostop sulla Transpantaneria.


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06/11/2007 - Cuiabá - 150 mt

Nel passato il Mato Grosso era la destinazione finale di pochi esploratori, cacciatori di indiani, cercatori d´oro e naturalisti. Terra selvaggia, fatta di foreste impenetrabili nel cuore geografico del Sud America oppure fatto di paludi inacessibili come il Pantanal.

Mi é stato detto : "se vuoi vedere la natura e gli animali nel loro stato selvaggio vai nel Mato Grosso... il Pantanal é il luogo che fa per te!

"Il Pantanal é una regione incastonata tra Paraguay e Bolivia, al sud del Brasile, grande approssimativamente 230.000 km quadrati, piú o meno metá dell´estensione complessiva della Francia. Una terra che esiste effettivamente solo sei mesi l´anno. Scompare negli altri sei, quando le piene del fiume Paraguai e Cuiabá inondano la sua supeficie di foresta, intridendola come una spugna da ottobre a marzo e cancellandone l´orografia sotto una silenzioso strato d´acqua stagnante, un luogo ospitale solo per i caimani. Un luogo incredibile, di una bellezza unica ed ostile.

Nel Pantanal esistono rare cittadine dove vivono poche persone, la maggior parte delle quali sono "fazendeiros", propietari di "fazendas", le quali coprono un´area pari al 90% del Pantanal.

Piú che una palude il Pantanal é una pianura alluvionale. In termini geologici é una pianura sedimentaria di origine quaternaria, un tratto di costa che ha cominciato a prosciugarsi circa 65 milioni di anni fa. Al principio mare, poi immenso lago e ora una pianura sommersa periodicamente d´acqua.

Quando l´acqua si prosciuga, laghi e paludi si seccano, lasciando emergere una vegetazione simile a quella della savana: prati d´erba misti a intricata foresta che danno riparo a migliaia di animali con il loro ecosistema unico ed esclusivo. L´unica strada che percorre il Pantanal é la Transpantaneria, una pista color sangue che riesce ad entrare per soli 145 km semiliquidi tra Poconé e Porto Jofre... una strada che ha bisogno di addirittura 118 ponti di legno per portarti a destinazione.

Da queste parti, nonostante non ci sia il traffico che attenaglia Rio, le sporadiche persone che attraversano la Transpantaneria sono ben liete di dare un passaggio a chi sta facendo autostop, probabilmente perché, conoscendo bene la zona, non vorrebbero trovarsi al posto di chi, come me, aspetta la prima auto di passaggio sotto un sole cocente in un posto desolato come questo.
Per chi vive nel Pantanal, le giornate passano lente ed inesorabili.
Per far passare il tempo, di storie da queste parti se ne raccontano un sacco, come quella del signor Honório Rondón, fazendero del Mato Grosso do Sul, la cui fine, avvenuta nel 1976, é raccontata nei minimi particolari dal propietario della posada dove ho montato la mia tenda. Il signor Teodoro era uscito a pesca con la sua canoa, quando all´improvviso si udí un ronzio e uno sciame d´api africane lo assalí: lui, per tentar di sfuggire alle dolorose punture sanguinanti, si lasció cadere in acqua, fu sommerso e non riapparve mai piú.
Un branco di pesci piranha attirati dal sangue aveva aggredito il signor Teodoro. Quando il corpo venne recuperato dall´acqua, era rimasto solo lo scheletro.
Peró quando si parla di piranha con una donna che sta facendo il bagno nel fiume assieme ai suoi bambini, lei scrolla le spalle con aria di insufficienza e mi dice: "Da queste parti i piranha non hanno mai assalito nessuno, e nemmeno i coccodrilli o le anaconde.
Casomai, c´é piuttosto da stare attenti alle persone.

4 nov 2007

Chapada Diamantina: nel regno di Jahgannath.

Questa é una storia che inizia alcuni anni fa, quando il buon vecchio Enrico Martinis, friulano Doc, di ritorno da un viaggio-lavoro in India per un suo documentario, aveva fatto apparire in CasaMasoni una piccola statuetta di legno, all´apparenza insignificante ma che in realtá nascondeva un potere immenso.
Si trattava di Jahgannath, dio indú, dio del Cosmo e perció, sicuramente non un Dio qualsiasi... non uno di quegli dei a cui sei costretto a credere senza poterlo vedere o toccare.. nó! ... un dio in carne ed ossa, o forse é meglio dire un dio di legno in persona!
In India ne esiste uno in formato gigante che ogni giorno viene svegliato, lavato, nutrito, abbellito con offerte di fiori e cosí via, fino a rimetterlo a nanna nel suo tufon gigante!
Jahgannath é un Dio tutto colorato con un piercing al naso... dopo aver creato il Cosmo ne fu tanto estasiato e stupito che rimase in posizione di abbraccio e con gli occhi spalancati per l´eternitá.
Ognuno di noi puó avere un propio dio se vuole e Jagannath ne é la dimostrazione...
...insomma questo Dio era apparso a casaMasoni alcuni anni fa, ma nessuno ci aveva fatto caso... "se solo ti avessi compreso prima io.. Dio"
Addirittura era stao rinchiuso in una vetrina impolverita assieme a un mucchio di altre statuette profane... e cosí erano passati gli anni mentre Jahgannath si annoiava dentro il mobile.
Dopo la mia laurea ho fatto piazza pulita delle mie cose e passando di fronte la vetrina Jahgannath mi ha comunicato personalmente la necessitá di uscire da quello stato di opressione e cosí é stato, me lo sono preso avvertendo CasaMasoni della mia drastica e irremovibile decisione.
Jahgannath ha alloggiato per un 6 mesi in casa mia a Cordenons e nel momento del bisogno mi ha addirittura aiutato ad uscire da una frode fiscale in cui ero caduto navigando in internet.. ma questa é un´altra storia!
Risolta la questione con i soldi ho ringraziato il mio Dio e gli ho chiesto di chiedermi qualsiasi cosa come ricompensa... la risposta é stata immediata: "Portami in viaggio con te!"
Non c´ho pensato 2 volte e ho valutato che potesse essere un´idea geniale: quale miglior compagno di viaggio che un vero Dio che ti segue in ogni dove... e cosí Jahgannath, Lord of the Cosmo, mi ha seguito per tutto il Centro America e il Sud America fino a questi ultimi giorni.
É grazie a lui che ho sempre avuto il tempo a mio favore, che non sono stato sbranato da felini o alligatori, che ho passato indenne i branchi di squali dell´Isola del Cocco, che sono riucito a fare slalom tra i pericoli di Panama, ad attraversare il difficile passo della Colombia, a scalre il Cotopaxi e resistere ai geli delle Ande, ad attraversare tutto il Rio delle Amazzoni e a scendere fino a qui... ad ogni richiesta lui realizzava il desiderio... ma era un pó di tempo che qualcosa non andava, la fortuna non mi seguiva piú come prima... lo fiutavo da tempo... forse era un messaggio che non riuscivo a decifrare.
Fino ad ora io e Jahgannath non ci eravamo mai separati, solamente quando avevo esigenza di andare al bagno.
Poi sono arrivato a Chapada Diamantina, dove tra ritardi, disguidi e sfighe varie il "meccanismo" aveva cominciato a non funzionare piú!
Tra le fantastiche montagne della Chapada un giorno stavo visitando con una guida la poco conosciuta Cachoeira da Fumaçinha, una cascata che tra diversi salti finisce con gettarsi dentro un´oscuro canyon creando un paesggio impressionante.
Io e la guida stavamo sopra il precipizio di un canyon alto centinaia di metri, propio dietro la cascata, alla ricerca di un passaggio per scendere fino al letto del fiume per cosí poter avere la cascata di fronte.
Nell´atto di scrutare verso il basso di una fenditura della roccia che sprofondava in un buco profondo tra due pareti verticali ho visto Jahgannath uscire dal mio zaino e tuffarsi nel vuoto.
Certo!!!!
So é letteralmente tuffato fuori dallo zaino!
Mi é mancato per alcuni secondi il fiato e le uniche parole che mi sono uscite dalla bocca sono state: "bisogna andare a riprenderlo ad ogni costo!!!"
La guida mi ha guardato stupito, pensando : "questo dev´essere pazzo!"
Ho spiegato molto velocemente la storia di jahgannath e ho detto che ero disposto a tutto per riaverlo, ma lui non voleva che mi calassi tra le fenditure della montagna... ovviamente non avevo minimamente valutato il rischio.. ad ogni modo, preoccupato per la mia testardaggine la guida decide di calarsi tra le rocce, dentro lo stretto canyon, nonostante il pericolo di scivolare tra i muschi delle pareti.
Quell´anfratto di roccia era la prima volta che veniva visitato da un essere umano!
La guida si é calata per decine di metri dentro il precipizio fino a raggiungere, dopo un´ora, il punto in cui sembrava che il mio Dio fosse caduto.
Le minuziose ricerche non sono servite a nulla, jahgannath non si é visto, sembra quasi che abbia voluto nascondersi...
Io sono tornato all´ostello completamente affranto per la perdita del mio miglior compagno di viaggio.
Considerando come si sono susseguiti i fatti ho anche pensato che forse Jahgannath mi abbia portato fin lí per poter fermarsi nel luogo che aveva eletto come suo regno... effettivamente il luogo é degno di un Dio.. é praticamente inesplorato, dentro le cavitá della Terra, vicino a una delle piú belle cascate del pianeta e, allo stesso tempo, una delle meno conosciute, in perfetta sintonia con la natura....
... spero propio sia andata cosí!
Altrimenti non so cosa pensare!
Ancora oggi, dopo settimane dall´accaduto, sogno il mio piccolo Dio in posizione che abbraccia l´Universo, tra le profonde spaccature della roccia, in mezzo a flora sconosciuta e raggiunto raramente da un timido raggio di sole che lo sveglia al mattino.. e immagino il giorno in cui scalatori esperti si caleranno lá sotto e lo ritroveranno accreditando maggiormente l´ipotesi di una possibile connessione tra l´antica razza asiatica con quella americana.
Io non ti dimenticheró mai Jahgannath.
Peace & Love per l´eternitá!

A cidade meravelhosa



26/10/2007 - Rio de Janeiro - 15 mt

Mi sono da poco lasciato alle spalle la Chapada Diamantina, un luogo incredibile fatto di canyon, montagne rocciose, cascate gigantesche che si gettano in pozze profonde di color nero scuro, torrenti che scorrono dentro la profonditá della terra per uscirne limpidissimi e caverne impressionanti dove si sono formati stagni d´acqua color turchese raggiunti dai raggi di sole che penetrano attraverso le rare fenditure della roccia .... un paradiso naturale nascosto negli anfratti della terra.
Ho avuto il piacere di accampare nel giardino di Carlos, un rasta di Lençois, una deliziosa cittadina nata alle spalle di queste montagne ai tempi dei "garimpeiros", i cercatori di diamanti, di cui questa terra é ancora molto ricca.
Il nome del piccolo paesino coloniale significa "lenzuola", chiamato cosí perché i primi accampamenti dei minatori, visti dall´alto delle montagne, sembravano lenzuola stese al sole.
Qui i cammini tra me e Jahgannath, il mio piú grande compagno di viaggio, si sono separati... non so ancora se questa é una storia triste oppure no.... comunque é abbastanza lunga e se doveste essere interessati la potete trovare qui a fianco.
Dopo un viaggio di 36 ore il cambio paesaggistico é stato traumatico, mi sono risvegliato in una delle metropoli piú grandi del pianeta: Rio de Janeiro.
Sono arrivato sotto un diluvio che aveva allagato tutta la cittá, che senza un filo di luce sembrava essere molto triste.... il "bem vindo" non é stato certo dei migliori, ma quando il giorno successivo é riapparso il sole, Rio si é risvegliata nella sua bellezza piú assoluta, tanto che ora me ne sono completamente innamorato....
Rio fu scoperta da Gaspare de Lemos nel gennaio del 1502 quando, confondendone la baia per un fiume, decise di darle il nome Rio de Janeiro.
Chi l´ha definita "A cidade meravelhosa" aveva propio ragione.... non ho abbastanza girato il mondo per poterla descrivere come la cittá piú bella del mondo ma sicuramente la sua bellezza e l´atmosfera che qui si respira non possono passare inosservate.
Nonostante i lussuosissimi palazzi, hotel, ristoranti fronte mare visitati costantemente da migliaia di turisti o uomini d´affari questa é anche la cittá con le piú grandi "favelas" di tutto il Latino America.... si possono scorgere da ogni angolo della cittá, onnipresenti... lassú sulle colline ricoperte di cemento, lamiere e legno putrefatto, dove la gente vive amassata in condizioni pietose e dove l´accesso agli stranieri é praticamente proibito!
In questi ultimi giorni ho alloggiato praticamente in tutti i quartieri di Rio, spostandomi seguendo le direzioni fornitemi direttamente da Amelia da Barcellona... ho cosí potuto conoscere un pó di amici "cariocas" e vedere il backstage di Rio... grazie Amelia!
In questa stupenda cittá ho conosciuto anche Alex, un ragazzo di Minas Gerais che avevo precedentemente incontrato in internet, occupato nell´apertura di un nuovo ostello nel quartiere di Catete... tra una caipirinha e una cervecinha mi é stato proposto di fermarmi a lavorare per un breve periodo qui, anche per poter appoggiare un interessante progetto con i bambini dei quartieri poveri della periferia... adesso devo correre.... ma non escludo la possibilitá di ripassare da queste parti.

15 ott 2007

FOTO

Questo é un nuovo link con foto tutte nuove del viaggio:

http://www.flickr.com/photos/14668544@N07

Tra "El Dorado" e Amazzonia

Lo stesso anno in cui Hernán Pérez de Quesada cercava di prosciugare il lago di Guadavita in Colombia per appropiarsi dei tesori che non era riuscito a trovare suo fratello, un´altro uomo si preparava a partire alla ricerca dello stesso paradiso dorato. Si chiamava Francisco de Orellana, cugino dei fratelli Pizarro. Orellana aveva iniziato le sue avventure nel Nuovo Mondo, in terra nicaraguense, ad appena 17 anni. Cinque anni piú tardi Francisco Pizarro lo nominó governatore della provincia de Cubata, l´attuale Ecuador. Era il 1540, giusto l´anno in cui un´altro suo parente, Gonzalo Pizarro, iniziava da Quito una spedizione verso est, in cerca di cannella e del misterioso El Dorado.
Orellana si riuní con lui in questa cittá e lí si accordarono che Pizarro da Quito e Orellana da Guyaquil sarebbero partiti all´inizio dell´anno successivo.
Dopo lunghe settimane di navigazione né El Dorado né la cannella erano apparsi. Le provigioni cominciavano a scarseggiare e la marcia si faceva sempre piú lenta.
Pizarro decise quindi di dividere il gruppo. Orellana con una piccola truppa navigava in cerca di alimenti mentre Pizarro, con il grosso della compagnia, avrebbe proseguito per terra. Dopo 2 settimane, stanco e senza trovare coltivazioni indigene, Francisco de Orellana optó per far marcia indietro e rincontrarsi con suo cugino. Era una decisione troppo audace e la ciurma si oppose minacciando di insorgere.
Di fromte alla realtá delle cose il capitano ordinó di costruire altre 2 imbarcazioni e si lanció alla conquista di nuove terre. Nel frattempo il gruppo di suo cugino Gonzalo, perso nella foresta, decise di far ritorno a Quito.
Nel febbraio del 1545 i brigantini di Orellana entrarono nelle tormentate acque del rio delle Amazzoni. Continuarono a favore delle correnti e il 23 maggio incontrarono la triplice disimboccatura di Purus. Passando per il Rio Negro, el Madeiras e il Rio Grande del Amazonas, la spedizione raggiunse l´Oceano Atlantico.
Toccarono il Venezuela, Cabagua e Santo Domingo da dove ripartirono per la Spagna a comunicare ai re le loro scoperte in Sud America.
Né Gonzalo né Francisco raggiunsero l´obiettivo che si erano preposti, né cannella né l´El Dorado furono trovati ma in cambio Orellana fu colui che aprí nuovi orizzonti per i conquistatori del Nuovo Mondo. Fu la prima traversata fatta totalmente da essere umani attraverso il Rio delle Amazzoni, battezzato cosí, secondo quello che si dice, perché durante il viaggio Orellana si scontró con una tribú indigena di donne che li attaccarono con frecce.
Il mito greco si era fatto realtá in mezzo a una delle foreste piú impenetrabili del mondo!

The Atlantic Coast


14/10/2007 - Salvador de Bahia (Brazil) - 7 mt

Eccomi ancora una volta a rompere le balle!!!
In seguito allo scontro con il ciccione maledetto i miei piani sono leggermente cambiati ma non ci voleva un genio per capire che esisteva un solo ed unico piano B: tornare a Manaus per prendere l´ennesimo battello che mi avrebbe portato fino a Belém, alla foce del Rio delle Amazzoni. Un altro viaggio interminabile durato 5 giorni, osservando nell´attesa il fiume farsi sempre piú largo fino quasi a non poter piú distinguerne le sponde... poi tutto d´un tratto il corso si riduce, segnalando l´ingresso all´interno di un labirinto di canali divisi da isolotti immensi popolati da strane tribú indigene. Gli indios, nello scorgere la barca, si gettavano in una corsa sfrenata a bordo delle loro piccole piroghe a remi per riuscire a raggiungere il battello e a posizionarsi a lato dello scafo in modo da poter salire a bordo per vendere strani prodotti, frutta e pesce provenienti dalla selva.
A bordo del "Santarem" ho conosciuto Lorenzo, italiano che vive in Uruguay, e Rafael, uruguayano ma da anni trasferitosi negli States, da dove ha cominciato un lungo viaggio per arrivare pian piano fin qua e per poi rientrare nuovamente nella sua terra natale.
Con loro ho proseguito il viaggio per diverso tempo nel nord-est brasiliano.
Siamo approdati pure sull´isola di Marajó, quella bricciola di terra sommersa per buona parte della sua superfice durante la stagione delle piogge, posizionata davanti la bocca del grande fiume, che sembra tanto piccola sulla mappa ma in realtá ha un´estensione pari a quella della Svizzera.... immaginatevi quanto puó essere grande il Brasile!!! Sull´isola vivono specie uniche al mondo, incluso il bufalo di marajó, allevato dai gauchos locali. L´isola é circondata da graziose spiagge bagnate da un´acqua salmastra e ricoperte da migliaia di semi di ogni genere e dimensione provenenti dall´intera Amazzonia. Semi che saranno caduti dai rami di alcuni alberi della Colombia, dell´Ecuador, del Perú, del Brasile oppure del Venezuela o forse della Bolivia e che dopo mesi di viaggio, trascinati dalle correnti, si sono arenati su queste spiagge, pronti a dar vita a una nuova pianta.

Sull´isola io e Lorenzo siamo stati ospitati da un gruppo di studenti universitari che ci hanno offerto un´amaca e il loro giardino per montare la tenda... una gentilezza illimitata che non scorderó mai!

Belém é stata quella che io considero la prima vera tappa di questo viaggio attraverso il Brasile... una decadente cittá coloniale che si affaccia sullo sbocco del Rio, piena di mercati con ogni genere di frutto od ogni tipo di pesce.

In questa area del fiume, alla confluenza tra il Rio Guamá e il Rio Capim, si puó osservare una volta all´anno durante la luna piena prossima all´equinozio di primavera, uno strano fenomeno chiamato "Pororoca": una gigantesca onda che parte dal mare ed attraversa la lunghezza del fiume... l´anomalia dell´onda attrae migliaia di surfisti che si radunano qui in questa occasione per sfidare le forze della natura.

La successiva tappa é stata Sao Luis, la patria brasiliana del reggae e da lí verso il Parque Nacional dos Lencois Maranhenses, un luogo che esce fuori dall immaginario collettivo e la cui recente storia ha dell´incredibile. Ai piloti della Varig e degli aerei sudamericani in volo tra Belem e Fortaleza a un certo punto era apparso al suolo uno strano e imprevisto paesaggio: la verdissima costa atlantica era improvvisamente interrotta da un territorio bianco e luminoso.

Fino agli anni 80 era noto solo alle piccole comunitá indigene e ai pescatori del viallggio fluviale di Barreirinhas. La zona non aveva né nome né confini certi e neppure una strada di accesso praticabile, isolata da una natura selvaggia e inacessibile fatta di foresta, paludi e corsi d´acqua. Almeno fino a quando la strada di Barrerinhas non fu allargata e livellata quel tanto da permettere l´atterraggio di un bimotore a elica. Non fu un impresa facile toccare con mano di che materia fosse fatto quel territorio visto dal cielo e che nessuno mai aveva descritto o fotografato. Ancora oggi, dopo vent´anni, lo scenario naturale e umano é pressoché immutato.

Il parco é un sistema di dune di soffice sabbia bianca, alte fino a 40 metri, nelle cui pieghe si sono formati migliaia di minuscoli laghi cristallini di color smeraldo.

Entrare ed uscire dal parco non é cosa facile, sono necessarie diverse ore a bordo di un 4x4 per muoversi in questa impervia terra.

Da lí é stata la volta di Jericoacoara, un minuscolo villaggio di pescatori dall´atmosfera bohemién avvolto da immense dune dorate, dove battono con forza onde colossali adatte ad ogni tipo di sport su tavola... il tipico posto dove uno immagina di fermarsi un paio di giorni e poi finisce per viverci il resto della vita... non é stato facile abbandonare questo luogo incantato.

Dopo un viaggio di 2 giorni, smorzato brevemente a Fortaleza, mi sono ritrovato a Salvador de Bahia.

Inizialmente non era previsto di passare da queste parti ma ora, dopo quasi 2 settimane di permanenza, posso dire che la visita meritava la pena.

Vivo in una casa poco lontana dalla spiaggia, ospitato da Julio, un ragazzo conosciuto in internet che mi sta ospitando senza condizione alcuna.

Salvador é la cittá piú "nera" del Brasile, dove sono ancora vive le tradizioni e la cultura africana, immersa in culti, danze, canti e rituali antichissimi. Una cittá coloniale divisa tra la povertá assoluta delle favelas e l´opulenta ricchezza dei ceti medi rinchusi in altissimi palazzi di cristallo.

Mi sono fermato qui per seguire alcune brevi lezioni di portoghese con la professoressa Tania, una matrona chiaroveggente di circa 40 anni che aveva visto il mio arrivo la notte precedente al nostro incontro.... i sogni si sono susseguti durante le 2 settimane ma io non ne ho voluto sapere nulla del mio futuro.

I giorni trascorrono veloci tra visite al Pelourinho, il vecchio centro storico, bevendo latte di cocco su una delle numerose spiagge e assistendo a concerti jazz o reggae in giro per la cittá scarozzato dalla sorella "gnocca" di Julio o da una delle sue amiche.

Ormai sto facendo il conto alla rovescia e fra pochi giorni ricominceró a viaggiare!

17 set 2007

Espulsione!!!

17/09/2007 - Lethem (Guyana) - 480 mt

Cosa vi devo dire?
Capita anche ai migliori!!!
Ebbene si, sono stato espulso da un paese... non me l´aspettavo... e ora i miei piani dovranno cambiare.
Il programma era il seguente, dopo l´uscita dal Venezuela sono entrato per un 2 giorni in Brasile e da Boa Vista volevo entrare in Guyana, uno dei paesi meno conosciuti del Sud America...
facciamo una prova... chi conosce il Guyana? Dove si trova o per lo meno per quale motivo lo conoscete?
Visto!!!!

Avrei dovuto attraversare Guyana, Suriname e Guyana Francese, rientrando ipoteticamente in EU, visto che questúltima é territorio francese... ma cosí non é andata!
Passo dunque a spiegarvi cos´é successo.
Il Guyana quasi non ha posti di confine, l´unico esistente con il Brasile si trova a Lethem, un villaggio di pochi abitanti , che si trova dopo il fiume... ho buttato un´intera giornata per arrivare fin qua.
Fino all´uscita dal Brasile tutto bene ma quando sono apparso all´ufficio immigrazione del Guyana hanno cominciato a trattarmi come un pezzente, mi hanno riempito di domande idiote, m´hanno fatto aspettare ore fino a quando é giunto il capoccia a tarda mattinata, un grassone nero con l´aria superficiale che guardando il mio passaporto ha detto che di lí non sarei mai passato poiché il documento era rovinato e non lo poteva accettare... "Cerchiamo di ragionare!" , gli faccio io... ma non cé´stato propio verso, non ne voleva sapere.
L´ho pregato di sorvolare su una sciocchezza come quella, visto che dopo tanti confini, il passaporto poteva anche rovinarsi un pó e dopo tutto gli altri stati non me l´avevano fatta pesare.... ma nulla, di lí non si passava.... mi ha anche fatto accompagnare da un ufficiale per espellermi da quel piccolo paese che non conta nemmeno un milione di abitanti... e sembra che non ne vogliano vedere nemmeno uno in piú!!!!
Sto imbecille!!!!
Cosí ora mi tocca tornare in Brasile e valutare un piano nuovo (el plan B).
Sono tanto arrabbiato che mi é addirittura venuta l´ispirazione per una stupida poesia... si chiama
CICCIONE MALEDETTO!!!

CICCIONE MALEDETTO!!!

Oh ciccione maledetto
che quel giorno ti sei alzato con la luna storta dal letto,
io soltanto volevo visitare il tuo piccolo paese
ma tu hai rifiutato il mio passaporto a mani tese,
ti ho pregato, scongiurato, implorato di lasciarmi passare
ma tu con arroganza le spalle mi hai voluto voltare,
vorrei schiaffeggiarti di fronte a tutti
ma mi sa che poi qualche pallottola me la butti,
con la coda fra le gambe mi vedo costretto a partire,
zitto zitto e a testa bassa devo subire,
tu dall´alto di quei gradini mi guardi con superioritá
ma che sei un imbecille lo san tutti, é la veritá!
Mr Browne é il tuo nome sulla targhetta
e propio a te rivolgo la mia poesia maledetta.
Sei stato veramente molto scortese,
giá le mie cose me le son riprese
ora al Brasile faccio ritorno
dove sanno accogliermi con il calore degno di un forno,
probabilmente mai piú tornero qua
visto che tu mi hai tolto l´unica possibilitá,
ma prima di andarmene ti voglio augurare
di patire grandi pene ad ogni atto nel defecare.
Oh ciccione maledetto,
la tua uniforme non basta a darti rispetto.
Che tu sia espulso dall´ufficio del Guyana
e messo a radere pecore per produrre scarsa lana,
che tua moglie scappi con un altro tizio,
che al tuo sedere si stringa l´orifizio.
Questo é quanto mi auguro con le mani sul petto,
oh ciccione maledetto!!!

El Salto Angel

Nel 1920, mentre effettuava un volo di dimostrazione in Sud America, James Angel fu costretto a realizzare un atterraggio d´emergenza su un altipiano andino a 3.500 mt d´altezza, a causa di un avaria al motore. Jimmy riuscí presto a ripartire grazie a una riparazione eseguita servendosi della suola delle sue scarpe. Da quel giorno la sua fama lo precedette ovunque si muovesse. Un giorno, quando il pilota nordamericano si trovava a Panama, fu raggiunto da un´anziano uomo, suo compatriota, che si presentó proponendogli uno strano affare, si trattava di effetturare un volo ben remunerato con un pericolso atterraggio in un luogo segreto a sud del Rio orinoco, in Venezuela.
Jimmy non dette molta attenzione alle parole dell´anziano e per toglierselo di torno gli disse di sí a patto che pagasse in contanti una somma pari a 5.000 $, una cifra che presumeva improponibile.
La sorpresa di Jimmy fu grande quando al mattino seguente l´anziano signore bussó alla sua porta con alla mano l´assegno da 5.000 $. Uomo di parola, Jimmy accettó definitivamente l´offerta e pochi giorni dopo i due si rincontrarono in un luogo prestabilito nello stato sudamericano.
Angel effettuó volo e atterraggio senza nessuna difficoltá su una piccola savana in cima di a promontorio di circa 2.600 mt. Lí dovette aspettare per circa due giorni il suo compagno di viaggio, dopo che questo si era dileguato nel nulla. Al suo ritorno l´anziano uomo era carico di pepite d´oro trasportate all´interno di alcuni sacchi.
Lo stesso giorno i due tornarono direttamente a Panama e nonostante tutta questa storia fosse alquanto sorprendente, presto Jimmy si dimenticó del tutto, preso da 1000 nuove avventure da pilota.
Quattordici anni dopo il destino decise che i due uomini si rincontrassero a bordo di un treno... i 2 parlarono dell´ormai lontano viaggio vicino all´Orinoco. L´anziano chiese a Jimmy se fosse diventato rico in seguito a quel avvenimento e il piolta rimase un po´sconcertato per quella domanda... l´anziano chiarí che quella piccola savana sull´altura dove Jimmy era atterrato si trattava dell´unico El Dorado esistente di cui i conquistadores tanto avevano parlato nel passato: l´oro si trovava direttamente sulla superficie del suolo, non serviva nemmeno scavare. L´anziano aveva immaginato che Angel, avendo notato l´abbondante carico d´oro con cui lui aveva fatto ritorno, fosse tornato per propio conto sul posto per cercare le ricchezze che nascondeva.
Ma non era nadata cosí!
Correva l´anno 1934 e Angel tornó immediatamente in Venezuela per trovare il famoso El Dorado. Assieme a sua moglie Maria racimolarono tutti i risparmi dell´impresa e decisero di tornare a cercare quel luogo segreto a bordo dell´aereo "Rio Caroni".
Dal ritorno in Venezuela Jimmy aveva effettutao molti voli ma non era mai riuscito ad incontrare nuovamente quella piccola altura. Una mattina, durante uno di quei viaggi Jimmy notó un´enorme cascata che sgorgava da un´alta montagna, secondo i suoi calcoli si trattava di un salto di circa 1000 mt... se i suoi calcoli non sbagliavano quella doveva essere la cascata piú alta mai vista al mondo!
Le spedizioni proseguirono alla ricerca dell´oro fino a quando Jimmy riconobbe sull´Auyantepuy un paesaggio che gli ricordava quello del lontano viaggio.
Il 9 ottobre del 1937 effettuarono l´atterraggio sulla meseta del promontorio, ma questa volta con piú problemi del previsto, i passeggeri saltarono fuori dal portello anteriore per uno schianto delle ruote del veicolo su un terreno tortuoso, salvandosi per miracolo.... l´aereo era fuori uso e la radio pure.
Con i pezzi delle ali dell´aereo scrivettero a caratteri cubitali "ALL OK" e con una freccia indicarono la direzione che avrebbero preso per cercare di uscire dal luogo dell´incidente. Dopo quell´odissea, James Angel trascorse un breve periodo in Venezuela per poi ritirarsi a vivere a Panama, dove morí nel 1956. Il suo ultimo desiderio fu di spargere le sue ceneri sopra il luogo che tante avventure gli aveva fatto vivere.
Sua moglie Maria lasció cadere la nube di ceneri propio sopra il Salto Angel, cosí nominato per il suo celebre scopritore, riportando il suo defunto marito al luogo che tanto aveva amato... ma del El Dorado... nulla!!!
Oggi l´unico modo per visitare la cascata piú lunga del mondo é affittare un piccolo bimotore e giungere al villaggio indigeno di Canaima, da dove partono le escursioni organizzate. Da Santa Elena mi sono spostato a Ciudad Bolivar dove mi sono precipiotasamente diretto al piccolo aereoporto, lí ho incontrato diversi tizi che cercavano di farsi concorrenza per offrirmi il tour piú economico. Dopo una breve riflessione al bagno, prima di uscire dalla toilette incontro un giovane che mi stava pedinando che dice di lavorare per conto di suo zio e che sarebbe in grado di offrirmi il miglior prezzo per il Salto Angel, riesco quindi a fargli spremere la somma ai minimi termini e mi ritrovo presto su un vecchio aereoplano destinato al trasporto viveri per Canaima, seduto propio di fianco a un anziano pilota, che dice di chiamarsi José Giuseppe, il quale fa partire la "carretta" con due pugni sul cruscotto. L´aereo parte e José non sembra preoccupato del volo, si legge infatti nel frattempo metá del giornale che io avevo fregato al bar dell´aereoporto...ad ogni modo arriviamo a destinazione sani e salvi.
Il Salto Angel durante la stagione delle piogge e´una cascata di dimensioni indescrivibili, un salto d´acqua che precipita da quasi 1 km d´altezza, direttamente dalle nuvole, fino a terra, dove inconra la foresta e si perde a formare un turbolento fiume.
Per raggiungerlo é necessario perdere una giornata di viaggio dall´accampamento base di Canaima. La cascata si nasconde all´interno di un labirinto intricato le cui mura sono costituite dalle pareti verticali delle montagne e il cui corridoio é segnato da un fiume che si perde in mezzo ai meandri della foresta... é necessario scendere piú volte dalla canoa per evitare le turbolente acque delle rapide, proseguendo a piedi in mezzo alla giungla fino a quando si viene avvolti da un nuvola di pioggia trasportata dal forte vento spazzato dalla caduta dell´enorme massa d´acqua... alla vista del salto lo spettacolo ti toglie il fiato, senza permetterti di pronunciare una sola parola ... e si puó aprezzare nel profondo la forza e la bellezza della natura in tutto il suo splendore!!!
Magnifico!!!

Alla ricerca dei diamanti















Dopo soli pochi giorni a spasso per la Gran Sabana ho raggiunto la certezza di trovarmi in una delle terre piú ricche del pianeta, almeno dal punto di vista minerale.
In Ecuador, qualche mese fa, avevo fatto l´incontro con un artigiano di origine cilena e sposato da tempo con una colombiana, che mi aveva svelato l´esistenza di alcune miniere di oro e diamanti vicino alla comunitá del Pauji... in realtá qua ovunque uno si giri incontra virtualmente una miniera di qualche prezioso minerale.
Mi aveva confidato la possibilitá di poter lavorare assieme ai minatori per poter ottenere qualche diamante o pepita d´oro a un modico prezzo... l´idea mi aveva affascinato e cosí, visto che mi trovavo da queste parti ho deciso di andare a fare una visitina alla comunitá del Pauji, una specie di comunitá ecologica mal organizzata, costituita di singole case sparse su un enorme area di propietá indigena e di grande valore per i ricchi possedimenti del sottosuolo. Me lo ha dimostrato Juan, un artigiano indigeno che mi ha fatto vedere i diamanti che ha trovato mentre lavorava la terra per piantare un pó di lattuga....
cazzo... perché a Cordenons non si trovano diamanti?
Io fin´ora ho trovato nel mi orto solo pezzi di LEGO o vecchi soldatini di plastica... se tutti quei pezzi che sono riemersi dalle zolle di terra durante questi anni fossero stati diamanti od oro mio padre sarebbe giá milionario!!!
Juan era appena tornato con un suo amico da un´escursione a una grotta ad alcuni giorni di cammino da lí, molto probabilmente era la prima volta che la grotta vedeva la presenza di un uomo ed il suo pavimento si presentava completamente ricoperto di cristalli di quarzo di ogni forma, colore e dimensione, una meravilgia unica... chiaramente Juan non ha voluto rivelarmi la posizione di quel magico luogo.
Avevo anche sentito dire che da quelle parti era facile avvistare UFO... "bohhh, sará!", ad ogni modo ho deciso di andare ad indagare personalmente... mi sono cosí portato dietro la mia piccola tenda e mi sono incamminato per il sentiero che porta fino all´"Abismo", una catena montuosa che finisce a precipizio sulla foresta amazzonica, propio al confine tra Venezuela e Brasile... ho montato solo soletto la tenda nel freddo della notte, propio al limite del burrone, ma nessun UFO. In compenso il panorama all´alba, con il suo velo di nuvole sopra la foresta che si perde in lontananza meritava la pena. Ho ripercorso il sentiero in senso contrario, incontrando una grnade varietá di orchidee, finoa giungere alla "Poza Esmeralda", una piccola cascata che forma una piscina color verde smeraldo dove é possibile tuffarsi da 6 metri d´altezza. Al ritorno a casa di Juan ho conosciuto due minatori che si sono offerti di portarmi alla loro miniera "personale" vicino al fiume, inghiottita nella foresta e farmi lavorare un pó (mica scemi) sotto una scrosciante pioggia alla ricerca dei leggendari diamanti, ho trascorso 2 giorni sulle tracce delle pietre preziose... ne volevo una perché come dice De Beers: "un diamante é per sempre!"... ma nulla di fatto... nessun diamante é emerso dalle rocce, in compenso abbiamo trovato un pó di briciole d´oro, ma poca cosa... questa volta la fortuna non é stata dalla mia parte, mi sono dovuto accontentare del quarzo!
Sará per la prossima volta amici!


Mapa de Venezuela

Spedizione al Roraima



Questa storia inizia alcuni anni fa in Romania
Mi trovavo con Katja in visita di Oana, un´amica conosciuta ai tempi dell´erasmus in Spagna.
Stavamo pranzando con la sua famiglia seduti a tavola ma nonostante il mio grande apetito la mia attenzione era stata rapita da un programma della National Geographic Channel alla televisione... si trattava di un documentario che presentava la difficile spedizione di un gruppo di scienziati e scalatori che doveva attraversare la giungla guyanese per la durata di un mese per giungere alla sommita´di uno strano monte piatto, praticamente sconosciuto, facente parte dello "scudo guyanese", su cui l´evoluzione della vita aveva preso una strana "piega" e per questa ragione meritava di essere studiata piú da vicino.
Io ero rimasto sconvolto dalla visione di quello strano paesaggio e mi ero ripromesso che avrei dovuto fare qualcosa per riuscire a vederlo con i miei stessi occhi, chissá... magari diventare scalatore proffesionista e cominciare a scalare pareti come quelle lassú...
Oggi so che quasi sicuramente quella montagna dovrebbe trattarsi del monte Roraima e che per scalarlo non sono necessarie corde e tende appese alle pareti, né un mese attraverso la giungla, ma che esiste un passaggio piu´facile.... come sempre la National Geographic cerca di complicarsi la vita!!!!
Ad ogni modo da quel giorno in Romania il Roraima era diventato, senza saperlo, uno degli "highlights" di questo viaggio sudamericano... bastava solo sapere dove era ubicato quello strano monte...
Ed eccolo lí, il monte Roraima, uno dei tepuis piú belli dello scudo guyanese, si trova giusto al confine tra Guyana, Venezuela e Brasile, in un´area ancora rivendicata da ciascuno dei 3 paesi. L´accesso alla sua superficie piana, nonostante la National Geographic si fosse impegnata per farmelo credere, non si trova dalla parte del Guyana, bensí dal lato del Venezuela.
Esistono anche tour che al giorno d´oggi ti possono portare fino alla sua cima, ma come al solito io ero in cerca di qualcosa di un pó piú originale... e cosí eccomi ancora una volta nelle vesti di organizzatore di spedizioni.
Avevo sentito dire che in quei giorni c´erano altri 2 viaggiatori in Santa Elena che cercavano la stessa "esperienza" e cosí mi sono messo a fermare gente per la strada... non é stato necessario fare grandi figure di merda, perché ormai credo di aver acquisito un certo fiuto per queste cose, e al primo tentativo, dopo un rapido incrocio di sguardi, ho fermato propio le persone giuste di cui avevo sentito parlare... com´é piccolo il mondo!
Dopo 5 minuti di presentazioni ci siamo seduti a un tavolo per scolarci qualche fresca "cervecita" e abbiamo cominciato ad organizzare il nostro viaggio nei minimi dettagli, riuscendo perfino ad incontrare altri 2 ragazzi per ammortizzare le spese... nessun portatore sfruttato e mal pagato, tutto portato sulle nostre spalle... tende, cucina da campo, viveri, acqua... il minimo indispensabile per una spedizione di 6 giorni e ovviamente una guida indigena esperta che ci accompagnasse fino alla cima.
Tutto pronto in un giorno e mezzo!!!
Abbiamo cosí camminato attraverso verdi praterie, seguiti da nubi di farfalle color limone, abbiamo attraversato le rapide dei fiumi fino a giungere ai piedi delle pareti verticali del Roraima e da lí abbiamo seguito un impervio sentiero attraverso la giungla che si arrampica su per il monte fin dove riesce, passando sotto le piccole cascatelle che si formano con le piogge delle notti precedenti e che si buttano a precipizio giú per il dirupo.
La fatica si é ovviamente fatta sentire ma ne é valsa completamente la pena.
Lassú tutto cambia, il paesaggio diventa surreale... non avevo mai visto nulla di simile!
Piante mai viste, formazioni rocciose che creano stranissime forme, immensi giardini fioriti dai mille colori, strani piccoli insetti ed anfibi tutti di color nero per difendersi dalle intense radiazioni UV, sentieri, pozze naturali e cascate tapezzate di quarzi ed altri preziosi cristalli che sbucano da ogni punto............ incredibile davvero!!!!!!
Senza parlare del suggestivo panorama che si gode all´alba: l´umiditá della foresta ai piedi dei tepuy forma una densa nebbiolina che comincia ad alzarsi infrangendosi contro le pareti dei monti... Wauuuuuuhhhhhhhhhh !!!!!!!!!!!!!
Sono stati 6 giorni super intensi e che sicuramente ricorderó per i resto della mia vita... devo dire inoltre che il gruppo non si deve essere formato per caso... parlo soprattutto della presenza di Mauritz, un ragazzo tedesco che vive da tempo in Austria interessato all´aspetto educativo di un ipotetico ecovillaggio... con lui ho passato nottate intere sotto le stelle e lunghe ore di cammino a parlare dei sogni e di possibili futuri progetti. Sono quasi sicuro che presto ci rincontreremo!
E cosí si conclude un piccolo sogno iniziato tanti anni fa durante un´altro bel viaggio a spasso per il pianeta.

La Gran Sabana

11/09/2007 - Santa Elena de Uairen (Venezuela) - 500 mt

La traversata del Rio delle Amazzoni e' terminata a Manaus, la capitale amazzonica del Brasile, al centro dell'immensa foresta, una citta' cresciuta nello splendore e nella ricchezza grazie alla raccolta del prezioso cauchu', ma che dopo la sua sostituzione con i derivati del petrolio e' caduta nella decadenza. Una citta' caotica che si espande ogni giorno di piu' con nuove favelas, togliendo aggressivamente spazio alla foresta. Quel che rimane del suo antico splendore e' un grande porto fluviale, centro di migliaia di scambi commerciali ed affari di ogni genere e il suo bel teatro dell'opera, costruito con marmi italiani e sullo stile dei piu' sfarzosi palazzi europei. Ho avuto occasione addirittura di assistere all'opera in questo meraviglioso monumento brasiliano. Ci sono andato con Luca, un amico con cui ero in contatto da molto tempo e con cui avrei dovuto incontrarmi a Maues, poco piu' a valle del Rio, ma che per una serie di casualita' ho incontrato al molo dei battelli mentre una marea di gente mi stava marciando contro.. l'ho intravisto tra la folla e l'ho raggiunto in tempo. In realta' il programma era di raggiungerlo direttamente a casa sua e di lavorare per un breve periodo nella sua impresa, ma una serie di ritardi accumulatisi durante il tragitto mi hanno costretto a rimandare questa esperienza a data da destinarsi. Ad ogni modo il tempo trascorso con lui e' stato piacevole ed interessante, immersi in lunghi discorsi che mi hanno dato la certezza che presto ci rivedremo... colgo l'occasione per ringraziarlo ancora una volta per la sua enorme gentilezza.
Da Manaus sono risalito a nord e dopo 18 ore di bus attraversando la selva sono giunto in Venezuela. Mi trovo nella Gran Sabana, una regione pianeggiante molto vasta, interamente ricoperta da erba e di estrema bellezza. Un paesaggio che ricorda da vicino l'Africa... e c'e' anche un motivo, ma ve lo spiego fra poco!
L'area e' scarsamente popolata, l'unica cittadina di una certa importanza e' Santa Elena, mentre il resto della regione e' abitata dalle popolazioni indigene Pemon.
Fino a non poco tempo fa questa zona era inacessibile via terra. Poi, nel 1973 e' stata progettata la strada di connessione tra Santa Elena ed El Dorado, completata solo nel 1991, ed ora e' possibile accedere a uno dei paesaggi piu' spettacolari della Terra. La vera attrazione della Gran Sabana e' costu¡tuita dalle enormi montagne piatte chiamate "Tepuis". Esistono oltre un centinaio di questi tavolati che ricoprono un'area che si estende dalla Guyana e dal Brasile fino al confine con la Colombia. Da queste montagne che sembrano essere state tagliate orizzontalmente cadono a precipizio enormi cascate che si perdono nella foresta sottostante. Nascosta in questo labirinto di montagne c'e' anche il Salto Angel, la cascata piu' alta del mondo.
L'origine dei tepuis ha una storia tutta sua ed e' tanto antica quasi quanto il nostro pianeta.
Il tutto risale a quando Africa e Sud America erano unite a formare un unico supercontinente chiamato Gondwana. Attraverso alcune speciali tecniche radiometriche, infatti, si e' potuto determinare che le roccie intrusive trovate nei tepuis facevano parte di un antico sistema montagnoso del Gondwana. Successivamente Africa e America si separarono e il sistema ando' erosionandosi grazie all'incessante forza dell'acqua e del vento i quali trasportarono i suoi resti sopra il "Escudo Guyanes". Tra queste montagne si incontrano alcune delle rocce piu´antiche della geocronologia del nostro pianeta, appartenenti al periodo Precambrico, e che risalgono a circa 1500 - 2000 milioni di anni fa. In pratica, visto che ogni montagna e´separata l´una dall´altra ed e´ isolata dalle vallate sottostanti da centinaia di metri di pareti verticali, qui la flora e la fauna si sono evolute differentemente su ciascuna di queste alture.
Questo e´un piccolo paradiso per i botanici e gli studiosi di insetti, che ad ogni esplorazione riportano la scoperta di nuove e sconosciute specie, prendete ad esempio Oreophynella quelchii, una minuscola rana di colore nero che popola il monte Roraima, una specie molto antica che qui e´riuscita a conservare molte delle sue caratteristiche primitive e che e´relazionata molto di piu´con le rane africane che con quelle sudamericane. Si presume che questo piccolo anfibio vivesse gia´prima dell´arrivo dei dinosauri ... una specie di pezzo d´antiquariato raro ancora vivo vegeto.Tra la flora si sono scoperte decine di piante insettivore che riescono a sopravvivere nonostante le difficili condizioni climatiche di questi luoghi.
Queste terre evocano un senso di mistero e di attrazione per molti, esiste una grande energia che ha attirato negli anni persone di tutti i tipi, lo dimostrano le numerose comunita´che sono cresciute nel corso del tempo attorno a Santa Elena, templi, chiese, centri di aggregazione di ogni tipo e religione.
Sara´ forse per i numerosi avvistamenti di UFO che ci sono stati qua attorno... piu´del 70% della popolazione, infatti, sarebbe pronta a giurare di averne visto almeno uno da quando e´ venuta a vivere qua...
Sara´ forse per le enormi ed incalcolabili ricchezze che si trovano tra la roccia di queste terre... sono numerosissime le miniere di ferro, oro, diamanti, quarzo ed altre pietre preziose... incluso e´stata scoperta la abbondante presenza di uranio... e ottenere tutto questo non e´nemmeno troppo difficile, ma ufficialmente nulla di tutto cio´si potrebbe prelevare visto che ci si trova in una delle piu´grandi aree indigene del continente americano...
Sara´ che qui la corruzione e il contrabbando vivono indisturbati...
ad ogni modo cé un sacco di gente che e´giunta qui con l´idea di fermarsi qualche giorno e poi ci si e´fermata la vita intera.
Questo luogo e´veramente suggestivo e merita decisamente un po´piu´di tempo per essere descritto.




Questo è uno dei preziosi quarzi color arancio che si trovano nella ricca regione della Gran Sabana.
Sembra un pò la sacra pietra di "Indiana Jones e il Tempio Maledetto"!!!