15 ott 2007

FOTO

Questo é un nuovo link con foto tutte nuove del viaggio:

http://www.flickr.com/photos/14668544@N07

Tra "El Dorado" e Amazzonia

Lo stesso anno in cui Hernán Pérez de Quesada cercava di prosciugare il lago di Guadavita in Colombia per appropiarsi dei tesori che non era riuscito a trovare suo fratello, un´altro uomo si preparava a partire alla ricerca dello stesso paradiso dorato. Si chiamava Francisco de Orellana, cugino dei fratelli Pizarro. Orellana aveva iniziato le sue avventure nel Nuovo Mondo, in terra nicaraguense, ad appena 17 anni. Cinque anni piú tardi Francisco Pizarro lo nominó governatore della provincia de Cubata, l´attuale Ecuador. Era il 1540, giusto l´anno in cui un´altro suo parente, Gonzalo Pizarro, iniziava da Quito una spedizione verso est, in cerca di cannella e del misterioso El Dorado.
Orellana si riuní con lui in questa cittá e lí si accordarono che Pizarro da Quito e Orellana da Guyaquil sarebbero partiti all´inizio dell´anno successivo.
Dopo lunghe settimane di navigazione né El Dorado né la cannella erano apparsi. Le provigioni cominciavano a scarseggiare e la marcia si faceva sempre piú lenta.
Pizarro decise quindi di dividere il gruppo. Orellana con una piccola truppa navigava in cerca di alimenti mentre Pizarro, con il grosso della compagnia, avrebbe proseguito per terra. Dopo 2 settimane, stanco e senza trovare coltivazioni indigene, Francisco de Orellana optó per far marcia indietro e rincontrarsi con suo cugino. Era una decisione troppo audace e la ciurma si oppose minacciando di insorgere.
Di fromte alla realtá delle cose il capitano ordinó di costruire altre 2 imbarcazioni e si lanció alla conquista di nuove terre. Nel frattempo il gruppo di suo cugino Gonzalo, perso nella foresta, decise di far ritorno a Quito.
Nel febbraio del 1545 i brigantini di Orellana entrarono nelle tormentate acque del rio delle Amazzoni. Continuarono a favore delle correnti e il 23 maggio incontrarono la triplice disimboccatura di Purus. Passando per il Rio Negro, el Madeiras e il Rio Grande del Amazonas, la spedizione raggiunse l´Oceano Atlantico.
Toccarono il Venezuela, Cabagua e Santo Domingo da dove ripartirono per la Spagna a comunicare ai re le loro scoperte in Sud America.
Né Gonzalo né Francisco raggiunsero l´obiettivo che si erano preposti, né cannella né l´El Dorado furono trovati ma in cambio Orellana fu colui che aprí nuovi orizzonti per i conquistatori del Nuovo Mondo. Fu la prima traversata fatta totalmente da essere umani attraverso il Rio delle Amazzoni, battezzato cosí, secondo quello che si dice, perché durante il viaggio Orellana si scontró con una tribú indigena di donne che li attaccarono con frecce.
Il mito greco si era fatto realtá in mezzo a una delle foreste piú impenetrabili del mondo!

The Atlantic Coast


14/10/2007 - Salvador de Bahia (Brazil) - 7 mt

Eccomi ancora una volta a rompere le balle!!!
In seguito allo scontro con il ciccione maledetto i miei piani sono leggermente cambiati ma non ci voleva un genio per capire che esisteva un solo ed unico piano B: tornare a Manaus per prendere l´ennesimo battello che mi avrebbe portato fino a Belém, alla foce del Rio delle Amazzoni. Un altro viaggio interminabile durato 5 giorni, osservando nell´attesa il fiume farsi sempre piú largo fino quasi a non poter piú distinguerne le sponde... poi tutto d´un tratto il corso si riduce, segnalando l´ingresso all´interno di un labirinto di canali divisi da isolotti immensi popolati da strane tribú indigene. Gli indios, nello scorgere la barca, si gettavano in una corsa sfrenata a bordo delle loro piccole piroghe a remi per riuscire a raggiungere il battello e a posizionarsi a lato dello scafo in modo da poter salire a bordo per vendere strani prodotti, frutta e pesce provenienti dalla selva.
A bordo del "Santarem" ho conosciuto Lorenzo, italiano che vive in Uruguay, e Rafael, uruguayano ma da anni trasferitosi negli States, da dove ha cominciato un lungo viaggio per arrivare pian piano fin qua e per poi rientrare nuovamente nella sua terra natale.
Con loro ho proseguito il viaggio per diverso tempo nel nord-est brasiliano.
Siamo approdati pure sull´isola di Marajó, quella bricciola di terra sommersa per buona parte della sua superfice durante la stagione delle piogge, posizionata davanti la bocca del grande fiume, che sembra tanto piccola sulla mappa ma in realtá ha un´estensione pari a quella della Svizzera.... immaginatevi quanto puó essere grande il Brasile!!! Sull´isola vivono specie uniche al mondo, incluso il bufalo di marajó, allevato dai gauchos locali. L´isola é circondata da graziose spiagge bagnate da un´acqua salmastra e ricoperte da migliaia di semi di ogni genere e dimensione provenenti dall´intera Amazzonia. Semi che saranno caduti dai rami di alcuni alberi della Colombia, dell´Ecuador, del Perú, del Brasile oppure del Venezuela o forse della Bolivia e che dopo mesi di viaggio, trascinati dalle correnti, si sono arenati su queste spiagge, pronti a dar vita a una nuova pianta.

Sull´isola io e Lorenzo siamo stati ospitati da un gruppo di studenti universitari che ci hanno offerto un´amaca e il loro giardino per montare la tenda... una gentilezza illimitata che non scorderó mai!

Belém é stata quella che io considero la prima vera tappa di questo viaggio attraverso il Brasile... una decadente cittá coloniale che si affaccia sullo sbocco del Rio, piena di mercati con ogni genere di frutto od ogni tipo di pesce.

In questa area del fiume, alla confluenza tra il Rio Guamá e il Rio Capim, si puó osservare una volta all´anno durante la luna piena prossima all´equinozio di primavera, uno strano fenomeno chiamato "Pororoca": una gigantesca onda che parte dal mare ed attraversa la lunghezza del fiume... l´anomalia dell´onda attrae migliaia di surfisti che si radunano qui in questa occasione per sfidare le forze della natura.

La successiva tappa é stata Sao Luis, la patria brasiliana del reggae e da lí verso il Parque Nacional dos Lencois Maranhenses, un luogo che esce fuori dall immaginario collettivo e la cui recente storia ha dell´incredibile. Ai piloti della Varig e degli aerei sudamericani in volo tra Belem e Fortaleza a un certo punto era apparso al suolo uno strano e imprevisto paesaggio: la verdissima costa atlantica era improvvisamente interrotta da un territorio bianco e luminoso.

Fino agli anni 80 era noto solo alle piccole comunitá indigene e ai pescatori del viallggio fluviale di Barreirinhas. La zona non aveva né nome né confini certi e neppure una strada di accesso praticabile, isolata da una natura selvaggia e inacessibile fatta di foresta, paludi e corsi d´acqua. Almeno fino a quando la strada di Barrerinhas non fu allargata e livellata quel tanto da permettere l´atterraggio di un bimotore a elica. Non fu un impresa facile toccare con mano di che materia fosse fatto quel territorio visto dal cielo e che nessuno mai aveva descritto o fotografato. Ancora oggi, dopo vent´anni, lo scenario naturale e umano é pressoché immutato.

Il parco é un sistema di dune di soffice sabbia bianca, alte fino a 40 metri, nelle cui pieghe si sono formati migliaia di minuscoli laghi cristallini di color smeraldo.

Entrare ed uscire dal parco non é cosa facile, sono necessarie diverse ore a bordo di un 4x4 per muoversi in questa impervia terra.

Da lí é stata la volta di Jericoacoara, un minuscolo villaggio di pescatori dall´atmosfera bohemién avvolto da immense dune dorate, dove battono con forza onde colossali adatte ad ogni tipo di sport su tavola... il tipico posto dove uno immagina di fermarsi un paio di giorni e poi finisce per viverci il resto della vita... non é stato facile abbandonare questo luogo incantato.

Dopo un viaggio di 2 giorni, smorzato brevemente a Fortaleza, mi sono ritrovato a Salvador de Bahia.

Inizialmente non era previsto di passare da queste parti ma ora, dopo quasi 2 settimane di permanenza, posso dire che la visita meritava la pena.

Vivo in una casa poco lontana dalla spiaggia, ospitato da Julio, un ragazzo conosciuto in internet che mi sta ospitando senza condizione alcuna.

Salvador é la cittá piú "nera" del Brasile, dove sono ancora vive le tradizioni e la cultura africana, immersa in culti, danze, canti e rituali antichissimi. Una cittá coloniale divisa tra la povertá assoluta delle favelas e l´opulenta ricchezza dei ceti medi rinchusi in altissimi palazzi di cristallo.

Mi sono fermato qui per seguire alcune brevi lezioni di portoghese con la professoressa Tania, una matrona chiaroveggente di circa 40 anni che aveva visto il mio arrivo la notte precedente al nostro incontro.... i sogni si sono susseguti durante le 2 settimane ma io non ne ho voluto sapere nulla del mio futuro.

I giorni trascorrono veloci tra visite al Pelourinho, il vecchio centro storico, bevendo latte di cocco su una delle numerose spiagge e assistendo a concerti jazz o reggae in giro per la cittá scarozzato dalla sorella "gnocca" di Julio o da una delle sue amiche.

Ormai sto facendo il conto alla rovescia e fra pochi giorni ricominceró a viaggiare!