19 nov 2007

Potosí


18/11/2007 - Potosí - 3967 mt

Ancora in completo stato di confusione mi trovo ora a Potosí, una delle cittá piú alte del mondo.
Inizialmente avrei voluto evitare di passare da queste parti, ma per una serie di eventi incontrollabili alla fine sono finito qui.
Potosí fu fondata nel 1546 ed é nota per essere stata la citta mineraria piú ricca del pianeta.
La stragrande maggioranza dell´argento che giungeva in Spagna veniva estratto da queste minere.
In spagnolo esiste ancora un detto, "vale un potosí" (vale una fortuna).
La ricchezza ricavata da questa terra é praticamente incalcolabile.
Gli indios che venivano deportati ai lavori forzati qui a Potosí giungevano da tutto il Sud America.
Il lavoro degli indios, sfruttato da Francisco de Toledo, provocó la morte di migliaia di persone, non solo per le condizioni estreme di lavoro ma anche per l´avvelenamento da mercurio, provocato dal contatto con il metallo delle mani e dei piedi nudi, oltre che dall´inalazione dei suoi vapori tossici.
Le condizioni lavorative al giorno d´oggi sono pressoché immutate. A causa delle precarie condizioni lavorative e della carenza di elementari misure protettive, i minatori hanno una bassissima aspettativa di vita, mediamente solo 40 anni; i decessi sono causati per lo piú da silicosi o per i crolli dei tunnel. Si stima che nei secoli di sfruttamento del lavoro indio siano morti almeno 8 milioni di uomini a causa delle frane.
Come mi spiegava Elisa tempo fa, l´idea di entrare in una di quelle gallerie con un tour organizzato dove i gringos si divertono a scherzare con la dinamite mentre sti poveri minatori ti osservano con un senso di pena, "propio non mi attirava"!
Teoricamente l´ingresso alla mina sarebbe proibito senza un permesso... ma poco mi importava di visitarla, mi bastava osservare l´imponenza del Cerro Ricco, la grande montagna traforata in lungo e in largo, dall´alto al basso, che domina la cittá da lassú.
Ho preso quindi un bus per raggiungere un possibile "mirador" ai piedi del Cerro Ricco.
Tra i tanti minatori che sono saliti a bordo, ho conosciuto Juan, un tizio mezzo boliviano-mezzo brasiliano, che essendo completamente ubriaco, non riusciva a spiegarsi bene in nessuna delle due lingue. Juan mi segue fino in cima e mi propone di seguirlo alle mine, ma io rifiuto.
L´insistenza del minatore alla fine mi mette curiositá e decido di accettare, anche se non sono completamente convinto che Juan abbia le idee tanto chiare.
Compriamo della coca e dell´alcool per fare una offerta al "Tio", la divinitá creata dai minatori stessi per ricevere protezione e fortuna nella ricerca degli innumerevoli minerali preziosi di cui la montagna é ricca.
Arriviamo in cima, dove ha sede la cooperativa dei minatori, e Juan mi presenta a tutti come suo fratello e, nonostante sia piú che evidente che io non sarei mai potuto essere suo "hermano" nemmeno per uno scherzo del destino, lui insiste e nessuno lo contraddice per non alterare il suo stato di ebrietá.
Mi scuso con tutti prima di entrare all´imboccatura del tunnel ma nessuno sembra essere veramente contrariato.
Cosí alla fine, mio malgrado, mi ritrovo ad esplorare il labirinto di cunicoli che entra nella montagna.
Alcuni scendono verso il basso per centinaia si metri, altri si spingono per migliaia attraversando tutto il Cerro Ricco.
Ogni tanto si sentono inquietanti rumori simili a frane, ma Juan mi assicura che sono solo altri minatori che lasciano cadere le pietre dentro a un profondo tunnel che porta alle rotaie... sará, ma a me sto boato mi fa sentire un pó insicuro.
Arriviamo alla cripta di "Tio" dove Juan si scola parte della bottiglia di alccol che mi ha fatto comprare per l´offerta e gliene versa qualche goccia sugli stivali.
Juan mi spiega che generalmente si lavora dalle 10 alle 14 ore lá dentro, qualcuno si fa pure 24 ore senza mai smettere, facendo a turno con i suoi compagni.
Arriviamo al termine di un tunnel dove conosco Pablo, un tizio dalla pelle scura con la faccia deformata dall´immenso bolo di coca che si sta masticando. In quel punto c´é una vena d´argento recentemente scoperta e lui si batte con tutte le sue forze per demolire la roccia delle pareti che mi danno l´impressione non resisteranno ancora per molto tempo.
Dopo aver scambiato una breve conversazione con Pablo, gli regalo quello che mi resta delle foglie di coca e gli auguro di tutto cuore "mucha, mucha, mucha suerte".
Mi vergogno un pó a stare lí a guardarlo, neanche fosse un´attrattiva turistica, e glielo commento, ma lui mi dice di non preoccuparmi... per alcuni non esiste la possibilitá di sciegliersi la professione, se nasci da queste parti senza un soldo in tasca quella é l´unica possibilitá ammessa per sopravvivere... ad ogni modo né Pablo né Juan si lamentano tanto del loro lavoro, nonostante Juan mi assicuri che la media annuale di morti sul lavoro nelle miniere di Potosí sia di 148 persone... non so come possa avere dati tanto precisi alla mano, soprattutto considerando la sua mancanza completa di luciditá, ma gli dico che gli credo.
Usciamo dal tunnel e ci salutiamo, ringrazio Juan di avermi concesso l´opportunitá di conoscere questa realtá ma lui ringrazia me per averlo seguito all´interno dei cunicoli.
Fuori piove e dalla montagna scorrono torrenti di fango rosso, mescolato a ogni tipo di rifiuto e di polvere di metallo prezioso.
Prima di salire sul bus giá colmo di minatori che fanno ritorno in cittá osservo per l´ultima volta il "Cerro Ricco", una imponente montagna che ha decisamente segnato la storia di Potosí, della Bolivia e del mondo intero.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

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Masoni ha detto...

Obrigado, mais agora nao estou enteresado.
Fallou!

Anonimo ha detto...

Ma ciao enrique!!!! Grandissimo!!!!! Troppo belle ste storie.....ma quando torni? Ormai sei via da un bel pò e la Famiglia nn sa più niente di te.....

Mr Zuppa

Anonimo ha detto...

u

Masoni ha detto...

Grande Zuppa, che ffinalmente si fa sentire....
sicuramente per Natale non ci saró, anche se la voglia di stare tra voi é incommensurabile!
Perdermi il Natale "con chi vuoi" per me é una gran vergogna senza precedenti!
Ad ogni modo devo ancora verificare un due faccende prima di poter essere sicuro sulla data del rientro... prima di tutto devo ancora comprare il biglietto di ritorno e, considerando che i fondi cominciano a scarseggiare la faccenda si fa abbastanza seria!

Sta di fatto che ormai manca poco!

un abrazo hermano