27 mar 2007

spedizione a "El Mirador" (II parte)










"Alle 14:30 l'allegra compagnia parti' verso Carmelita, l'ultimo paese alle porte della selva del Peten.
La strada preannunciava gia' le difficili condizioni del viaggio, piu' volte il bus si impantano' in enormi buche innodate dalle abbondanti piogge dei giorni precedenti.
Dopo un viaggio durato circa 4 ore i giovani scesero dal mezzo guardandosi attorno: un grande spiazzo di terra battuta dove le erbacce cervano di farsi strada. Forse quello che un tempo doveva costituire una pista d'atterraggio per aerei bimotori. Attorno una specie di circolo di capanni recintati e alle spalle di questi i grandi alberi dove cominciava la foresta.
Subito accolti da Angel, la loro guida, i giovani si presentarono al resto della spedizione: Alex, l'aiutante di Angel e Mario, il responsabile dei muli e del cavallo. I 3 uomini erano esperti "chicleros" e conoscevano la foresta come le loro tasche. El Pimpi avrebbe dovuto da li' in poi proseguire per 5 giorni assieme a questi 3 individui e assieme al resto della spedizione. Assieme a lui si trovavano Thajys, un giovanissimo olandese, Hano, un avventuriero tedesco con alcuni problemi di salute che, nonostante tutto, non l'avevano mai ostacolato nelle sue spedizioni "off-limits" attorno a tutto il globo e i 3 israeliani Tom, Rachel e Jonnath. Piu' di 200 litri di acqua purificata sarebbero stati caricati sui dorsi dei muli, assieme alle tende, al cibo sufficiente e ad alcune lenzuola pulite.
La spedizione percorse quasi 70 km in mezzo all'intricata selva, in mezzo a pantani che rallentavano e appesantivano il passo, su' e giu' per pendenti colli dove si potevano osservare le recenti profanazioni delle tombe Maya presenti lungo il cammino.
Il passo doveva essere rigorosamente spedito, onde evitare di perdersi tra le centinaia di sentieri al calar del sole, quando l'oscurita' invade tutto. Prima del giungere della sera la spedizione trovava un ex-accampamento di "chicleros" dove montare le tende e preparare un pasto caldo.
La seconda tappa fu particolarmente faticosa: piu' di 8 ore di cammino nell'afa piu' totale, con un'umidita' che quasi toccava il 100%. El Pimpi grondava di sudore senza sosta, la sua canottiera si sarebbe potuta facilmente spremere come un'arancia. Il caldo e la fatica non gli davano pace e di certo le punture delle decine di zecche che si arrampicavano sul suo corpo non facilitavano la traversata. Finalmente, poco prima del tramonto, l'esausta compagnia giunse all'accampamento de "El Mirador" dove l'attendevano alcuni uomini di guardia alle rovine.
Osservare il tramonto dalla piramide de "El Tigre" in quel momento ricompensava di ogni ora passata a implorare l'arrivo alla citta perduta.
Il giorno seguente fu dedicato interamente alla visita del leggendario sito archeologico.
Una guardia accompagnava i giovani in mezzo a quello che un tempo dovevano essere i fastosi templi di una metropoli Maya. Di resti archeologici si poteva osservare ben poco, in quanto ancora tutto giaceva sotto strati di humus e grosse radici che si facevano strada tra i blocchi di pietra.
Si poteva pero' distinguere perfettamente l'inizio di un grande basamento che si estendeva per centinaia di metri quadrati. Da li' si inalzava qualcosa di simile a una montagna che in realta' costituiva una piramide gigantesca.
Dopo aver scalato un qualche centinaio di gradini di terra battuta, el Pimpi si ritrovo' alla sommita' della gran piramide che con gran stupore mostrava la presenza di una immensa piazza dove giacevano nuove montagne gigantesche. L'incuriosita compagnia percorse interamente tutta la piazza fiancheggiando gli edifici sepolti dalla selva e dopo alcuni minuti si ritrovo' nuovamente di fronte a una grande montagna, quello che era sicuramente la piramide piu' alta. El Pimpi si arrampico' ancora una volta su per i gradini e arrivato in cima si levo' con la mano il sudore che gli bruciava negli occhi.
Al riaprire gli occhi 3 grandi montagne si ergevano di fronte a lui e quella centrale si inalzava nettamente di decine di metri sopra alle altre. Sbalordito, decise quindi di affrontare tutto in una volta la fatica e scalo' nuovamente la piramide di terra ma in cima a questa si trovava una nuova piramide, questa volta spoglia della vegetazione e con i blocchi in pietra ben visibili.. tutto attorno giacevano le impalcature degli archeologi e alcuni blocchi numerati. Ma com'era possibile?
Dalla base non si distinguevano tutti questi immensi gradoni...
Il centro de "El Mirador" costituiva certamente un colosso senza eguali. Immense piramidi una sopra l'altra. Era come se el Pimpi stesse esplorando le rovine di Atlantide, la leggendaria citta' scomparsa del famoso mito.
Dalla cima della punta di questo incredibile complesso piramidale si poteva osservare la foresta per chilometri e chilometri di distanza.
Esausti, i giovani tornarono all'accampamento per mettere qualcosa sotto ai denti e scambiarsi i pareri su quanto avevano potuto osservare nella passeggiata tra le imponenti rovine.
I giorni successivi non furono meno faticosi dell'andata, ma l'allegra compagnia era soddisfatta di aver assistito alla visita di tanta magnificenza ancora cosi' poco conosciuta.
Al termine della spedizione le strade dei giovani si separarono, accompagnando ognuno di loro verso un distinto cammino".

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