19 feb 2007

Chiapas

19/02/2007 - S. Cristobal de las Casas

Scrivo nuovamente da S. Cristobal.
Mi trovo qui di passaggio in giornata come corriere.
In questi giorni sto vivendo nella comunita' di Emiliano Zapata, un piccolissimo villaggio di circa 250 abitanti, la maggior parte bambini, nel Chiapas nord-orientale, fuori da ogni tracciato delle mappe geografiche.
Per raggiungere questo paesino ho dovuto prendere un pick-up furgonato in un vicolo di Ocosingo.
Non e' servito fare troppe domande perche' l'autista gia' aveva intuito dalla faccia dove ero diretto.. e cosi' sono saltato sul "colectivo" in mezzo a sacchi, zaini, e ad altre 24 persone... mi sono cercato un posticino al lato del cassone, mi sono ritrovato un pollo sotto le gambe.. altri sono saliti sullo scheletro di ferro che copre il cassone posteriore e siamo partiti per un viaggio di 3 ore tra gli "Altos" del Chiapas, attraversando pascoli, foreste e facendo slalom tra altri colectivos intrappolati nel pantano della strada.
Al mio arrivo sono stato raggiunto da decine di occhiate che mi hanno scrutato da cima a fondo... i piu' chiedendomi in silenzio che cazzo ci facevo io li'... il colectivo e' ripartito sollevando una nube di polvere lasciandomi definitiamente solo in mezzo a persone sconosciute e, all'apparenza, poco amichevoli ... ho salutato ma nessuno ha risposto, silenzio assoluto e facce scontrose; io sono caduto nell'imbarazzo e nel panico.. Va bon! .. ho fatto finta di niente continuando a sorridere come un pimpi... Domando dov'e' la casa di Don V.
Qualcuno accenna ad alzare l'indice, cosi' seguo la direzione indicatami e cerco questo V.
A lui consegno la lettera che permette il mio ingresso alla comunita'.. tutto regolare: posso restare!
Bene.. e' gia' qualcosa!
Trovo la capanna dell'accampamento, monto la mia amaca e sistemo le mie cose.
Fortunatamente l'atmosfera cambia dopo qualche ora: i ragazzi del villaggio mi invitano a una partita a calcio... beh, gia' conosciete le mie doti calcistiche, nonostante tutto accetto ... e fu cosi' che Masoni entro' a far parte della squadra zapatista!
Dopo 90 minuti di gioco in un campo disseminato di sterco e piu' volte interrotti da invasioni di campo da parte di vacche e vitelli ruminanti la partita si conclude con un pareggio e io che mi ritrovo completamente sfinito, subito dopo i ragazzi mi sfidano ad attraversare con loro le correnti del "rio" che si trova dietro al villaggio... detto - fatto, qualcuno comincia a chiedermi come mi chiamo e cosa ci faccio li' e cosi' le distanze con gli abitanti si accorciano e comincio a entrare a far parte lentamente della comunita'... inizia il mio volontariato in Chiapas!



Sono finito in uno dei villaggi piu' poveri di questa regione messicana.
Qui tutti vivono in piccole baracche in un terreno di 50-70 mt quadrati coltivati a mais, banani, mango, papaya, caffe' e aranci.
Non c'e' elettricita', ne' acqua potabile, ne' WC... ci si lava al fiume, dove si lavano i vestiti e si rinfrescano i cavalli, si "dorme" in mezzo a zanzare, pulci, zecche, ratti e piccole tarantole.
Il cibo scarseggia ma questo non fa male perche' chiunque ha timore di entrare nella baracca adibita a WC... una montagna di escrementi su cui si radunano e banchettano mosche e vespe di giorno, scarafaggi di notte... percio' meglio usarla il meno possibile!
Le condizioni igieniche in generale e' meglio ignorarle... almeno mi preparo a creare anticorpi utili x il futuro!
Maiali, cavalli, cani, vacche e galline sono lasciati liberi di scorazzare ovunque, tanto che entrano spesso nella cucina dell'accampamento e si sbaffano gli ultimi rimasugli di cibo lasciati insorvegliati.
Gli uomini si alzano alle 4 per andare alla "finca" a lavorare mentre le donne preparano le prime tortillas per la giornata. I bimbi vanno a scuola x 3 giorni la settimana, per il resto danno una mano ai piu' grandi fin dove riescono.
Il lavoro e' duro, anche in considerazione del fatto che non esistono mezzi meccanici da poter utilizzare, avere un cavallo diventa cosi' indispensabile!
Nonostante il duro lavoro, la poverta' e la lontananza da quella che noi siamo abituati a chiamare civilta' ho visto molte piu' bocche sorridenti qua che nel resto del Messico.
I bambini si divertono a giocare a biglie o a colorare disegni del Subcomandante Marcos, il loro mito da sempre.

Ho passato un'intera settimana a leggere, nuotare al rio, pescare, tagliare legna e a preparare miseri pasti in attesa di poter smuovere e far cosi' partire uno dei progetti bloccati da tempo qui a EZ.
Decido quindi di prendere l'iniziativa e propongo di andare a cercare in citta' con qualcuno dei loro un pezzo di ricambio mancante a una macchina della "zapateria" (l'officina del calzolaio)... ma serve prima il permesso del gran consiglio, aspetto percio' il sabato, quando le autorita' si riuniscono. In questa occasione mi ricevono, mi fanno sedere e ascoltano quello che ho da proporre... una settimana in attesa paziente di un semplice si'... ed eccomi di nuovo qua a S. Cristobal con i miei 2 nuovi amici alla ricerca del misterioso pezzo mancante x la "remachadora".
Nel frattempo mi hanno anche affidato il compito di cercare di vendere la pelle di un Nauyaca, un velenosissimo serpente del Latino America che hanno cacciato durante i lavori alla finca.

Va precisato che all villaggio non sono l'unico "estraneo" alla popolazione locale, con me ci sono Jesus e Natalia, spagnolo il primo e argentina la seconda, e una coppia anglo-statunitense che si trovano la' gia' da 6 mesi. Si tratta di Liam e Zoe. Con loro riesco a far andar avanti le nottate anche dopo il calar del sole, quando tutti vanno a letto e il cielo si riempie di stelle come fosse una grotta piena di diamanti.

Domani faro' ritorno alla comunita' e mi tratterro' li' ancora per un po'.





"TORTILLAS PER TUTTE LE SALSE"


Incarnazione della benevolenza della natura per infondere vita agli uomini, in questo paese, il mais si prepara in infiniti modi: ridotto a pasta o triturata, si formano pagnotte ripiene di carne, pesce, legumi o frutta insaporite con peperoncino o spezie, avvolte nelle sue foglie e cotte al vapore durante ore in contenitori posti al suolo pieni di carboni ardenti e ricoperti di humus. In certi casi, questa pasta di mais si mangia cruda, fresca o fermentata, o si consuma disciolta in acqua con miele e cacao. In rare occasioni la massa si assaggia con il fungo allucinogeno o el "peyotl" triturato.
Dal nord al sud del Mesico le ricette del mais sono cosí numerose come lo sono le sue genti, peró di tutte, la tortilla é la piú comune, piú o meno grossa, piú o meno grande, con la quale si avvolgono tutti i contenuti possibili per poter creare i tacos, visto che cosí, la tortilla diventa un piatto che si mangia.
Bisognerebbe vedere i campesinos mangiare: con esse ci giocano con l´aiuto di un osso, triturano la carne e bevono la zuppa. Formano piccoli coni, li riempiono di alimenti liquidi o solidi che si portano alla bocca senza sporcarsi le punta delle dita. La tortilla diventa cosí una forchetta e un cucchiaio che si possono mangiare.
-L`arrivo degli europei non ha modificato per nulla qusta tecnica e i conquistatori stessi ne furono conquistati. Le ricette si moltiplicarono: si tostano, si friggono, se ne fa una pasta per la zuppa, varietá di lasagne, crocchette salate, cannelloni ripieni...
Il libro di ricette si allarga e modernizza fino a preparare piatti esotici tali come le "enchiladas svizzere", dove il pollo, privato della pelle, viene avvolto nelle tortillas e bagnato con la salsa verde del "izuatomatl" con della crema fresca in cima, ricordando vagamente questo lontano paese del latte con vallate verdi e montagne coronate di neve eterna-
Per finire, i campesinos si puliscono le labbra con l´ultimo pezzo di tortilla che, chiaramente, si mangia. La tortilla é cosí anche un tovagliolo commestibile.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao!vorrei fare anche un viaggio volontariato in chiapas. mi sapresti dire dove informarmi?
grazie