20 mag 2007

In rotta verso il paradiso.

19/05/2007 - Baia Wafer (Isla del Coco) - 0 mt.

Il titolo potrebbe anche suonare male... percio' cominciamo tutti dandoci una bella toccatina!!!!!!!!!

Incredibile ma vero: sull'Isola degli Ignoti c'e' internet, e percio' mi sfogo raccontandovi un po' di quello che succede da queste parti.
L'isola, come gia' preanunciato e' un vero incanto.
Una foresta estremamente lussureggiante che non riesce a essere contenuta dalla superficie dell'isola e percio' trasborda, facendo cadere liane, piante rampicanti, muschi, felci e quant'altro giu' dalle ripide scogliere e dalle pendenti montagne. La vegetazione lotta a tal punto che spesso alcuni alberi non riescono piu' a essere trattenuti dalla terra, perdono l'equilibrio e fanno un volo di qualche centinaio di metri giu' al mare sottostante.
L'isola puo' essere assimilata a uno scolapasta verde: dall'alto dei promontori scendono in un tuffo verticale decine di cascate... ma questo forse l'avevamo gia' detto! ... solo che lo spettacolo e' tale che non riesco a fare a meno di ripeterlo.
Ma andiamo con ordine.
Circa una decina di giorni fa sono arrivato a Puntarenas, nella penisola di Nicoya, mi sono diretto al porto da dove dovevo prendere la barca x raggiungere Cocos.
Esiste un'organizzazione convenzionata con il Parco Nazionale dell'Isola del Cocco che si occupa dell' organizzazione di tours x visitare il fondo marino della riserva. A ogni viaggio verso l'isola la Sea Hunter (cosi' si chiama questa organizzazione mezza gringa - mezza israeliana) carica su' le 2 o 3 persone che si danno il cambio x lavorare nel parco, inoltre si prende l'onere di trasportare tutti i vivere necessari alla sopravvivenza dei guardiaparchi e dei volontari dell'isola. In cambio la Sea Hunter non paga nessuna tassa per permanere sulle acque di Cocos... evidentemente il "patto" frutta molto perche' la Sea Hunter in poco piu' di 10 anni ha raddoppiato la sua flotta e ora possiede addirittura un piccolo sottomarino della capienza di 3 persone che si immerge di 100 mt per ogni 1.500 $ sborsati dal turista di turno.
Prima di partire ho dovuto firmare un centinaio di carte che esoneravano da ogni responsabilita' l'organizzazione in caso di incidente in mare... altra toccatina va' !!!
Prima di partire ho conosciuto 2 giovani fratelli americani che lavorano per la National Geographic e che effettuano un servizio sugli squali, a uno di loro ho inconsapevolmente fregato il posto sulla barca per raggiungere Cocos.
Gli ho spiegato che lavorare per la National e' uno dei miei sogni ( ... e di chi non lo sarebbe ? ), e il tizio, giustamente, mi ha risposto che lo era anche per lui.
Gli ho poi chiesto: "Senti amico, come si fa ad entrare a lavorare x la National?" (...che domanda scontata ... che domanda idiota!) e lui mi ha risposto "Lo sai fratello? ... e' molto difficile!" ( ...che risposta scontata ... che risposta idiota!).
Beh ...poi parlando un po' piu' seriamente e' uscito, come mi sono sempre immaginato, che per lavorare con la National Geographic bisogna avere i giusti contatti e trovarsi nel posto giusto al momento giusto... avere culo insomma! ... senza tralasciare il fatto ovvio che e' necessario saper tenere in mano una buona macchina fotografica.
Ad ogni modo mi sono imbarcato sullo yacht "Under Sea Hunter", una grande imbarcazione con tanto di gru e 2 motoscafi da baywatch che trasportava 15 ricconi disposti a spendere un minimo di 5.000 $ per una settimana di immersioni attorno all'Isola del Cocco.
Se non possiedi una barca "tua" questa e' anche l'unica opzione x visitare l'isola.
Sullo yacht ho trovato un'interessante libro che parla dei tesori sepolti a Cocos, riportando le fotografie delle autentiche mappe del tesoro dell'epoca... mi sono cosi' copiato gli scarabocchi sul mio quaderno sperando mi possano tornare utili.
Siamo giunti all'isola all'alba, dopo un giorno e mezzo di traversata, e lo spettacolo che ci si presentava davanti era sconvolgente: l'isola avolta da una nuvola di migliaia di gabbiani che si alzavano in volo e si buttavano in mare in picchiata x afferrare la loro colazione.
Che emozione, sono arrivato a destinazione!
La barca del parco e' venuta ad accoglierci e a caricare le provviste.
La Ranger Station si trova nella baia Wafer, che assieme alla Chatham consiste nell'unico punto della costa dove le imbarcazioni possano entrare al sicuro e gettare l'ancora senza problemi.
La baia Wafer non e' altro che una spiaggia curva sormontata da piccole montagne avvolte dalla foresta.
Mi e' stata asseganta una sudicia stanza alla casa dei volontari e' subito dopo mi sono dato da fare x svolgere qualche piccolo compito, giusto per ambientarmi.
Il lavoro non sembra essere duro e i ritmi sono abbastanza "sciolti".
I compiti variano dalla pulizia dei sentieri, alla manutenzione della piccola centrale idroelettrica, dall'aiuto in cucina ai lavoretti di manutenzione delle barche, dalla liberazione dei sedimenti nel bacino della diga al trasporto di atrezzi e strumenti vari da una baia all'altra e sulle barche, ma sembra che il mare sia il mio vero destino. Visto che ho dato prova di essere uno dei pochi a non soffrire il mal-di-mare sono spesso di pattuglia.
Alle 3:30 a.m. sveglia per uscire in barca. Si accendono i motori e via all'inseguimento dei pescatori di frodo. Il radar ci indica dove sono posizionate le barche, che senza permesso non potrebbero superare le 12 miglia che segnano il perimetro della riserva marina. Visto che di barche ce n'e' sempra qualcuna, si corre per acchiapparla. Ma pure i pescatori sono forniti di radar e quando si rendono conto che siamo sulle loro tracce mollano tutto e partono in gran fuga... una specie di caccia al topo!
La barca del parco e' una caciotta galleggiante e non riesce a stare dietro a questi maledetti pescatori. Quando ci si rende conto che i pescatori sono gia' in acque internazionali ci si ferma e visto che e' ormai uscito il sole ci si mette a cercare eventuali reti o "linee", lunghe corde di plastica agganciate alle boe e a grossi ami con le relative esche, abbandonate in mare dai pescatori.
.. e qui arriva la parte difficile del lavoro, si tratta di arrotolare super velocemente, con l'aiuto di una speciale macchina, il filo della "linea", sciogliendo dall'ancoraggio tutte le boe, gli ami e le esche.. sperando che ancora nessun grande pesce abbia deciso di attaccarci sopra i propri denti.. una mezz'ora di tensione, alimentata da El Bitcho, uno dei miei compagni di lavoro, "re loco" (completamente pazzo), che quando sale sull'imbarcazione si esalta, va in escandescenza e sembra essere posseduto, si mette a strillare, insultare e a inneggiare a tutti gli uragani del Pacifico in una specie di trance, ad ogni modo lo fa con il sorriso ed ho cominciato ad abituarmici, ma quando sei teso e ti arrivano ste boe a tutta velocita' con El Bitcho che ti strilla a pochi centimetri delle orecchie aspettando di vedere la tua reazione, non e' certo facile, stai un'attimo a beccarti una boa in piena faccia.
La tensione e' tale che dopo un po' di volte ho cominciato a ripagare i "tiri" del Bicho con la stessa moneta: quando lui parte io urlo ancora piu' forte, minacciandolo ripetutamente in modo da spaventarlo o per lo meno fargli capire che ha trovato pane per i suoi denti, pochi e storti in realta', comunque poi i sorrisi compaiono sulle bocche di entrambi, anche se fuori piove a dirotto e la barca oscilla spaventosamente sotto la forza di una tormenta.
Ho cosi' cominciato a familiarizzare con la crew dei guardiaparchi. C'e' qualcuno estremamente chiuso che non vuole saperne di aprire bocca con forestieri, altri invece risultano essere molto gentili e amichevoli. Prendi "El Tio" ad esempio, il capitano di una delle navi, pantaloncini che gli arrivano alle ginocchia, canottiera XXXXXXL che nasconde una bella panza rotonda e sporgente, berretto da baseball, due baffetti da sparviero... lui ha esordito che ha sangue italiano, genovese probabilmente, forse lontano pro-pro-pro-pronipote di Cristoforo Colombo, e percio' siamo compaesani e questo basta a giustificare i regali o i favori che a volte mi fa!
In tutto siamo circa 20 persone, tutti uomini eccetto due donne, che ovviamente sono state "parcheggiate" alla cucina o si dedicano alle pulizie.
Il Parco funziona come l'Isola dei Famosi: ogni settimana - 10 giorni qualcuno viene "nominato" e se ne deve andare, al suo posto entra la sostituzione che gli da il cambio.
L'unica differenza e che qui non ci caga nessuno e la gente non si scanna!!!
La domenica e' giornata libera e ne aprofitto per visitare l'isola o fare un po' di snorkeling.
Quando la osservo dall'alto e la vedo nella sua purezza e nel suo isolamento in mezzo al Pacifico mi sembra di stare un po' nei panni di Conan: Il ragazzo del Futuro, uno dei miei cartonianimati preferiti di quando ero piu' piccolo.
Le giornate passano incredibilmente veloci, scandite da abbondanti colazioni, pranzi, merende e cene.
Devo dire che al primo tatto mi trovo abbastanza bene.

Se qualcuno di voi volesse provare l'ebrezza di telefonarmi su una lontana isola dimenticata qui c'e' pure un telefono pubblico a cui si puo' rispondere, ma dubito lo farete poiche' a causa del fuso sara' difficile trovare l'ora opportuna per entrambi.
Qui vi lascio numeri ed orari consigliati:
Telefono alla Ranger Station: Arriba (506) 223-6066 ore: 6-7, 12:30-13.30, 17.30-19:00 (in Italia 15-16, 18:30-19:30, 01:30-3:00).
Telefono alla Casa dei Volontari: Abajo (506) 223-6077 ore: 19:00-21:00 (in Italia 3:00-5:00).
Basta che chiediate di me!

Ora vi saluto che mi sono dilungato pure troppo!
A presto.

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