10 lug 2007

"Un sogno"














20/06/2007 - Chichime' - 0 mt

Un sogno recente....
Ho sognato che mi trovavo in una barca a vela che attraversava le calde acque caraibiche. Non avevo cognizione ne' di luogo ne' di tempo. Avevo completamente perso l'orientamento e il mio unico riferimento in questa traversata erano le lontane montagne nebbiose della costa. Nel sogno non ero solo. Assieme a me c'erano altri 3 ragazzi: un francese, un inglese e un israeliano.. come in una di quelle stupide barzellette che tutti conosciamo. C'era anche il piccolo capitano della nave, che per aspetto e atteggiamento sarebbe benissimo potuto essere Paolo Rossi, ma nel mio sogno si chiamava Roberto. A un certo punto la barca e' entrata in acque piu' calme, all'interno di un "reef" protetto, e sono apparse come per magia un numero smisurato di isolotti di poche centinaia di metri quadri, completamente ed esclusivamente ricoperti di palme da cocco. Isole dalla sabbia finissima e bianchissima, quasi fosse farina. Isole minuscole, alcune delle quali occupavano non piu' di 5 mt2, ma sufficienti a farci crescere 3 palme storte. Le isole erano poco distanti l'una dall'altra ed erano tante, tante, tante.. tante quante i giorni dell'anno. Insomma le tipiche isole create dalla fantasia umana.
Ogni isola era abitata da una o due famiglie di indigeni, della popolazione dei Kuna, un'antica tribu' centro-americana sfuggita alla conquista degli spagnoli scappando all'interno della giungla del continente dove aveva trovato rifugio per centinaia di anni. Questi indigeni, mezzi sdentati vivevano unicamente di pesce e di cocco, venduto o scambiato ai marinai colombiani per sacchi di riso, zucchero, caffe' e qualche sudicio vestito.
In questo luogo il pesce era molto abbondante e ogni giorno la nostra barca veniva abbordata da piroghe di donne, vecchi e bambini Kuna che cercavano di venderci strani mostri marini per 1$.
Aragoste giganti, granchi dalle chele sproporzionate, polpi immensi e pesci di tutti i colori e di tutte le dimensioni. Nel sogno io venivo nominato "chef" della nave e preparavo lecornie a base di pesce per colazione, pranzo e cena. Aragoste al vapore, aragoste alla brace, pasta spadellata in polpa di granchio e aragosta, king fish in salsa di miele, ceviche e carpaccio... tutte ricette suggeritemi da paolo Rossi (perdon... Roberto).
Le giornate trascorrevano tranquillamente leggendo sulla barca o sonnecchiando apisolati su un'amaca all'ombra delle palme, oppure sguazzando in un mare trasparente disseminato di grandi stelle marine. Qualche volta scendavamo in una delle isole x conoscere i Kuna. Loro se ne stavano all'ombra dei loro capanni ad affumicare il pesce o a preparare il pane. Le donne trascorrevano tutto il giorno a infilare perline colorate in un filo di cotone per preparare degli strani braccialetti da infilare ai polsi o alle caviglie come adorno. I braccialetti erano di una bellezza incredibile tanto che io me ne sono innamorato a prima vista. Un giorno mi sono recato a uno di questi capanni dove le donne erano indaffarate nel loro paziente lavoro. Sono arrivato con una borsa piena di doni da scambiare con i loro braccialetti. Subito sono stato circondato da una moltitudine di bambine curiose, di differenti eta'. Ho chiesto a una delle giovani donne, tutta ricoperta di perline dalla testa ai piedi, se fosse posibile ottenere uno di quei meravigliosi oggetti variopinti che indossava. La donna si rivolge all'anziana donna del gruppo che portava una strana placca d'oro all'interno delle narici, per chiederle il suo consenso. L'anziana allora risponde: " Auali picha Kala tunapila kita ... ?*´´ÇǨ¨"""21%&$$$$···33"/ÑV_++¨J599%GE ..." ... e tutte scoppiano in una grossa risata! Hee hee hee ..Io rido con loro.
Ma che cazzo c'e' da ridere!?!
La giovane donna allora spiega."ella dijo que las "uinnis" son solo para mujeres (L'anziana ha detto che le perline vengono usate solo dalle donne)".
"Vorra' dire che le regalero' alla mia fidanzata"... le faccio io!
Ma lei spiega che servono dai 4 ai 5 giorni per produrre un braccialetto da caviglia. Allora le chiedo se puo' darmi direttamente quello che indossa l'anziana, ancora in via di completamento attorno al suo polpaccio. Tutte si guardano stupite, come se avessi osato pretendere troppo. Ma l'anziana accetta... aggiungendo pero' che quello che indossa lei vale di piu'. Io le mostro allora i miei doni.
Le dico che per quel pezzo le posso offrire 2 delle mie magliette e una mia camicia.
"Akuna simi tura...6%$$$$$322´`+Ç`¿¿'=87$2!".. La giovane donna traduce le parole dell'anziana:"Ella quiere algo mas! (Lei vuole qualcosa in piu'!)"
Va bene... allora le tiro fuori una piccola macchina fotografica di poco valore. Spiego loro come si usa e noto il loro entusiasmo nel ricevere l'inaspettato dono.
Ma l'anziana, dallo aguardo serio, saggio e imperturbabile non fa una piega e rivolge lo sguardo verso la mia borsa.
Ho capito!
Tiro fuori allora l'ultimo pezzo della mia collezzione, quello piu' raro e prezioso: un fornelletto a gas ipertecnologico, quello che stava per essere scambiato a sua volta, ai tempi del Peru', per un passaggio in barca con un pescatore dell'isola di Amantani' sul lago Titikaca, lo stesso che poi Fabio, il mio compagno di viaggio, mi aveva generosamente regalato in seguito.
Questo pezzo ha fatto decisamente impazzire le donne Kuna che si sono messe subito a provarlo, a toccarlo e a passarselo di mano in mano.
Mi rivolgo allora all'anziana signora:"Allora e' fatta! ... Il fornelletto per il braccialetto!?!"
Lei scuote la testa disapprovando e con un'ampia rotazione del braccio mi fa capire che vuole tutta la mia mercanzia.
"Va bon, dai!"
- Mi spiace Fabio per il fornelletto ma del resto era solo un sogno!!!!!! -
Si slaccia allora tutto l'ambaradan e comincia a riallacciarlo sulla mia caviglia mentre le giovani donne terminano l'opera con le perline per riadattarlo al mio polpaccio.
Al termine mi alzo con il piede informicato, ringrazio tutte per la loro generosita' e disponibilita' e me ne vado contento con il mio prezioso braccialetto mentre le donne in lontananza sghignazzano nel vedere un uomo allontanarsi con addosso i gioielli dell'anziana madre del villaggio la quale, con qualche pedata diretta alle giovani, cerca di ristabilire l'ordine all'interno della piccola tribu'.
...
Nel sogno il capitano ci portava certe volte sotto la superficie del mare per osservare l'incredibile barriera corallina di questi "reef": un labirinto di coralli dove si nascondevano migliaia di strani pesci. Un groviglio di pareti che conducevano sempre a un banco di sabbia che dava vita a un nuovo minuscolo isolotto da cui era possibile osservare il labirinto dall'alto e in piena luce.
Le giornate trascorrevano mentre Roberto mi raccontava del suo passato in italia, della sua vita in Messico e Guatemala e dei suoi ricordi dell'Argentina, seduti sul ponte della barca "sotto un grande cielo" stellato, tra un "trago di Ron" e una "calada de Mota"... che sogno!!!
Non ricordo esattamente quanto tempo fosse trascorso nel sogno... forse una settimana o due, forse tre. ricordo solo che eravamo intrappolati in quelle isole da molto tempo in quanto fuori, in mare aperto, imperversavano tempeste che non ci permettevano di uscire, un mare in burrasca che il capitano non si sentiva di affrontare.
Ricordo solo che quando il sogno e' terminato io mi sono risvegliato, ho aperto gli occhi e mi sono ritrovato in Colombia.

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